Ascrizioni di credenza

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1 Ascrizioni di credenza Ascrizioni di credenza Introduzione Sandro Zucchi Le ascrizioni di credenza sono asserzioni del tipo in (1): Da un punto di vista filosofico, i problemi che pongono asserzioni come (1) sono in larga misura gli stessi che pongono gli enunciati in (2): (2) a. Maria sa che Giorgione è un filosofo. b. Maria dice che Giorgione è un filosofo. c. Maria teme che Giorgione sia un filosofo. d. Maria spera che Giorgione sia un filosofo. e.... Gli enunciati in (1)-(2) sono detti ascrizioni di atteggiamenti proposizionali (o report di atteggiamenti preposizionali). S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 1 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 2 Perché sono interessanti? La letteratura sulle ascrizioni di credenza è vasta. In filosofia del linguaggio, la discussione, per quanto ne so, inizia con Frege (1892), Russell (1905, 1912), prosegue con Carnap (1947), Quine (1956), Davidson (1968), Kaplan (1969), Kripke (1979) e altri, fino ad arrivare, in tempi più recenti, a Soames (1987, 2002), Richard (1990), Higginbotham (1991), Crimmins (1992), King (2007), e altri. Perché i filosofi del linguaggio sono così ossessionati dalle ascrizioni di credenza? Più in generale, perché un filosofo dovrebbe perdere del tempo a riflettere su di esse? Ascrizioni di credenza e significato Se Maria asserisce sinceramente (3), evidentemente (1) è vero: (3) Giorgione è un filosofo. Dunque, il contenuto di un asserzione è qualcosa che un parlante competente che compie l asserzione con sincerità crede. Quindi, l analisi della nozione di contenuto di credenza, che è uno dei goal dell indagine sulle ascrizioni di credenza, promette di far luce sulla nozione di contenuto di un asserzione. Chiaramente, il contenuto di un asserzione che un parlante compie in determinate circostanze dipende dal significato dell enunciato che il parlante asserisce. Dunque, l indagine sulle ascrizioni di credenza è in stretta relazione con l indagine sulla nozione di significato. Lo studio delle ascrizioni di credenza è una chiave di accesso per rispondere a una domanda fondamentale per un filosofo del linguaggio: cos è il significato? S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 3 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 4

2 L analisi relazionale delle ascrizioni di credenza Una tesi largamente condivisa riguardo alle ascrizioni di credenza è questa: esse asseriscono che l individuo a cui si riferisce il soggetto sta nella relazione di credere con ciò che è designato dalla frase di complemento che. Per esempio, (1) asserisce che Maria sta nella relazione di credere con ciò che designa il complemento che Giorgione sia un filosofo : Secondo questa analisi, la struttura logica di (1) è simile a quella dell enunciato (4), in quanto entrambi asseriscono l esistenza di una relazione tra l individuo a cui si riferisce il soggetto e l entità a cui si riferisce il complemento: (4) Maria vede Lia. S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 5 Un inferenza valida L analisi relazionale di (4) spiega perché l argomento in rosso è valido (ovvero perché la conclusione segue necessariamente dalle premesse): (4) Maria vede Lia. Premessa uno: Gianni vede ogni cosa che Maria vede. Premessa due: Maria vede Lia. Conclusione: Dunque, Gianni vede Lia. Infatti, secondo l analisi relazionale di (4), l argomento ha questa forma: Premessa uno: per ogni x, se m R x, g R x Premessa due: m R a Conclusione: g R a In qualsiasi argomento di questa forma, la conclusione segue necessariamente dalle premesse: quali che siano i nomi che sostituiamo a m, g, e a e il predicato che sostituiamo a R, otterremo sempre un argomento valido. In altre parole, secondo l analisi relazionale di (4), la conclusione segue necessariamente dalle premesse nell argomento in rosso, in quanto è la forma stessa dell argomento a garantire questo. S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 6 Evidenza per l analisi relazionale delle ascrizioni di credenza In modo analogo, l analisi relazionale delle ascrizioni di credenza spiega perché l argomento in blu è valido: Premessa uno: Gianni crede ogni cosa che Maria crede. Premessa due: Maria crede che Giorgione sia un filosofo. Conclusione: Dunque, Gianni crede che Giorgione sia un filosofo. Infatti, secondo l analisi relazionale delle ascrizioni di credenza, l argomento ha di nuovo la forma: Premessa uno: per ogni x, se m R x, g R x Premessa due: m R a Conclusione: g R a Dunque, la conclusione segue necessariamente dalle premesse, in quanto è la forma stessa dell argomento in blu a garantire questo. I termini della relazione di credenza Supponiamo di accettare l analisi relazionale delle ascrizioni di credenza. Secondo questa analisi, (1) asserisce che Maria sta nella relazione di credere con ciò che designa il complemento che Giorgione sia un filosofo : Ma cosa designa il complemento che Giorgione sia un filosofo? Se uno dei termini della relazione di credenza è un individuo, cos è l altro termine? S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 7 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 8

3 Relazione tra individui e proposizioni Una posizione dominante (ma non universalmente condivisa) nella letteratura è che (1) asserisce che Maria sta nella relazione di credere con una proposizione: Secondo questa posizione credere in (1) designa una relazione tra individui e proposizioni. Ma cosa sono le proposizioni? Il ruolo delle proposizioni La domanda cosa sono le proposizioni? è prematura. Dopotutto, se le ascrizioni di credenza asseriscono l esistenza di una relazione tra individui e proposizioni, lo studio delle ascrizioni di credenza dovrebbe far luce, tra le altre cose, esattamente sulla natura delle proposizioni. Invece di cercare di rispondere subito alla domanda cosa sono le proposizioni?, è più utile in questa fase chiedersi quale sia il ruolo delle proposizioni per i teorici che credono nella loro esistenza. Oltre a provvedere uno dei termini delle relazioni espresse nei report di atteggiamenti preposizionali, le proposizioni vengono invocate per queste ragioni: le proposizioni sono i contenuti espressi dagli enunciati quando vengono proferiti in un contesto, le proposizioni sono i portatori primari della verità e della falsità, le proposizioni sono i possessori degli attributi modali. Esaminiamo ciascuna di queste ragioni S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 9 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 10 Contenuti in un contesto Si considerino gli enunciati seguenti: (5) a. Io sono un filosofo (proferito da Leo). b. Lui è un filosofo (proferito da Lia indicando Leo). c. Leo è un filosofo. d. Leo is a philosopher. e. Leo ist ein Philosoph. Questi enunciati sono tutti diversi tra loro. Eppure si potrebbe dire che nei contesti che abbiamo considerato, questi enunciati diversi dicono tutti la stessa cosa, ovvero che Leo è un filosofo. La proposizione espressa da un enunciato in un contesto è ciò che l enunciato dice se proferito in quel contesto. Gli enunciati in (5) sono diversi, ma esprimono la stessa proposizione nel contesto indicato. Invocare le proposizioni permette di catturare l intuizione che enunciati diversi possano esprimere lo stesso contenuto. Portatori primari di valori di verità Si consideri l enunciato (6): (6) Ich bin ein Philosoph. Non ha senso chiedersi se questo enunciato sia vero o falso. Ad essere vero o falso è ciò che l enunciato dice se proferito in un determinato contesto. Se (6) viene proferito da Kant, quel che (6) dice è vero; se (6) viene proferito da Merkel, quel che (6) dice in è falso. Queste considerazioni suggeriscono che ad essere veri o falsi in primo luogo non sono gli enunciati, ma ciò che essi esprimono in un contesto. Le proposizioni, essendo ciò che gli enunciati esprimono in un contesto, svolgono appunto il ruolo di portatori primari dei valori di verità. S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 11 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 12

4 Possessori di attributi modali Se siamo inclini ad accettare la tesi che le proposizioni sono i portatori primari dei valori di verità dovremmo essere inclini ad assumere che sono anche i possessori di attributi modali, ovvero delle proprietà espresse da è necessariamente vero che, è possibilmente vero che, è necessario che, è possibile che, necessariamente, ecc. Non ha senso di un enunciato come (5)a che è necessario o possibile: (5) a. Io sono un filosofo Ciò che è necessario o possibile è quello che l enunciato esprime se proferito in un determinato contesto. Frege sul pensiero Le considerazioni precedenti mostrano le ragioni che hanno indotto alcuni filosofi a invocare l esistenza delle proposizioni. Alcune di queste ragioni sono state addotte da Frege ( ). Ciò che Frege chiama pensiero, ovvero il senso di un enunciato, gioca un ruolo simile a quello svolto dalle proposizioni nella terminologia più recente. Per Frege, il pensiero espresso da un enunciato in un contesto è il portatore primario dei valori di verità; inoltre le ascrizioni di credenza per Frege esprimono relazioni tra individui e pensieri. Si noti che la nozione di pensiero per Frege non ha connotazioni psicologiche. L esistenza dei pensieri non dipende dall esistenza di esseri umani che li esprimano o che siano in grado di afferrarli. Infatti, per Frege sono i pensieri ad essere veri o falsi. Ma ciò che è vero lo sarebbe anche se noi non esistessimo: sarebbe vero che la terra ha un solo satellite anche se non esistessero esseri umani. Dunque, l esistenza dei pensieri (nel senso inteso da Frege) non dipende dalla nostra esistenza. S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 13 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 14 Considerazione delle alternative Analisi non relazionali Torniamo alle ascrizioni di credenza. Prima di considerare teorie specifiche delle ascrizioni di credenza che formulano ipotesi particolari sulla natura degli oggetti di credenza, ovvero delle proposizioni, consideriamo alcune alternative possibili alla tesi che le ascrizioni di credenza asseriscono una relazione tra individui e proposizioni. Una possibilità è negare che le ascrizioni di credenza siano relazionali. Un altra possibilità è (a) accettare che siano relazionali, ma (b) negare che asseriscano una relazione tra individui e proposizioni (nel senso delle entità che giocano il ruolo che si è detto). Quine (1956, 1960) ha proposto che le ascrizioni di credenza non siano relazionali. Secondo l idea considerata da Quine, (1) non esprime affatto una relazione tra Maria e qualcos altro: Quine suggerisce invece che crede che Giorgione sia un filosofo sia un predicato privo di struttura semantica interna. S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 15 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 16

5 Un problema per l analisi non relazionale di Quine Un problema per la tesi di Quine è che la validità dell argomento in rosso e la validità dell argomento in blu non sono più riconducibili alla stessa ragione: Premessa uno: Gianni vede ogni cosa che Maria vede. Premessa due: Maria vede Lia. Conclusione: Dunque, Gianni vede Lia. Premessa uno: Gianni crede ogni cosa che Maria crede. Premessa due: Maria crede che Giorgione sia un filosofo. Conclusione: Dunque, Gianni crede che Giorgione sia un filosofo. Se credere non esprime una relazione, l argomento in rosso e l argomento in blu non hanno più la stessa forma. Un altro problema per l analisi non relazionale di Quine Secondo Quine, le parti in rosso nelle frasi seguenti sono tutte predicati privi di struttura semantica interna: (7) Maria crede che Giorgione sia un pittore. (8) Maria crede che Lia crede che Giorgione sia un pittore. (9) Maria crede che Lia crede che Maria crede che Giorgione sia un pittore. In linea di principio, in italiano ci sono infiniti predicati di questo tipo che siamo in grado di comprendere. Questa capacità che hanno i parlanti dell italiano di comprendere un numero infinito di predicati si spiega assumendo che siano in grado di comprendere i significati delle parti che compongono i predicati e abbiano disposizione delle regole per computare i significati dei predicati complessi a partire dai significati delle loro parti. Tuttavia, se i predicati in rosso non avessero struttura semantica interna, non sarebbe possible computare il loro significato a partire dal significato delle loro parti, in quanto questi predicati non avrebbero parti dotate di significato! Dunque, se le ascrizioni di credenza non sono relazionali, diventa un mistero come possiamo comprendere i predicati in (1), (7)-(8). S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 17 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 18 Enunciati come oggetti di credenza Come abbiamo osservato, un altra alternativa possibile alla tesi che le ascrizioni di credenza asseriscono una relazione tra individui e proposizioni è questa: (a) accettare che siano relazionali, (b) negare che asseriscano una relazione tra individui e proposizioni. Ma se le ascrizioni di credenza sono relazionali e non asseriscono una relazione tra individui e proposizioni, che tipo di relazione è credere? È una relazione tra individui e cosa? Una risposta possibile è che le ascrizioni di credenza asseriscono una relazione tra individui ed enunciati (o proferimenti di enunciati). Chiameremo le teorie di quest ultimo tipo teorie citazionali. Il piano Nelle prossime lezioni, esamineremo alcune teorie citazionali. Esamineremo inoltre alcune teorie secondo le quali le ascrizioni di credenza asseriscono una relazione tra individui e proposizioni. S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 19 S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione 20

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