Silvia Morotti PENSI DUNQUE IL RE QUALCHE COSA

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Achille Romagnoli
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1 Silvia Morotti PENSI DUNQUE IL RE QUALCHE COSA LietoColle Libriccini da collezione ~ 7 ~

2 ~ 8 ~

3 ad Arianna e Tania ~ 9 ~

4 ~ 10 ~

5 Nota dell autore Il racconto ispiratore della silloge è presente nell antologia Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII, a cura di Giulio Busi e Elena Loeventhal, Einaudi. La prima edizione è del 1995, l edizione consultata è del L antologia raccoglie anche scritti poco conosciuti, come Il libro Fulgido. Nell introduzione al testo si parla di una traduzione tedesca di Gershom Scholem, nel Il libro era noto a Marsilio Ficino, che lo chiamava Liber Lucidus e a Pico della Mirandola, che lo fece tradurre. La stampa in ebraico è del Esistono versioni in inglese, francese, spagnolo, portoghese; quella uscita da Einaudi è la prima traduzione in lingua italiana. S. M. ~ 11 ~

6 ~ 12 ~

7 Ex ante Un re desiderava ardentemente un figlio. Egli trovò un diadema, bello, pregiato e degno di lode. Si rallegrò grandemente e disse: questo è per il capo del mio figliolo, gli starà bene. Qualcuno domandò se fosse certo che il figlio ne sarebbe stato degno. Taci disse così è stato concepito nel pensiero ed è certo, come è detto: Pensi dunque il re qualche cosa (2 Sam. 14:14). Libro Fulgido 16 [12] ~ 13 ~

8 ~ 14 ~

9 Pensi dunque il re qualche cosa E il re pensa la primavera, e pensa un paese dove la primavera arriva con le cicogne, e ci sono uomini che camminano, e si piegano come l erba al vento, e si rialzano, e attraversano boschi e fiumi trasparenti, e non misurano il tempo, toccano il cielo e camminano sulla terra, e a volte si chiudono in carri di legno, e appendono fuori tappeti, e panni, e aspettano, e non conoscono i secondi, i minuti e le ore, proprio come non li conosco io, quando mi siedo sul mio terrazzo e parlo con gli uccelli, e gli uccelli mi ripetono un nome, che è un nome leggerissimo, come l aria. ~ 15 ~

10 Pensi dunque il re qualche cosa E il re ha pensato Uriel, e Uriel è un angelo della luce, e ha un anno o due, o tre, o quattro, o cinque, o sei, ed è un bambino o una bambina, e i suoi occhi sono azzurri, occhi da slavo, o sono neri, occhi da zingaro, e sua madre ha una lunga treccia, e suo padre suona il violino, e la voce di Uriel è una voce che canta, ma la sento soltanto io, perché sono una bambina e ho il cuore puro, e parlo con gli uccelli, e ogni giorno mi nascondo sul terrazzo, e li aspetto, e loro appaiono tra le foglie, e cambiano colore quando la luce splende, poi si posano sul mio tavolo, bevono dalle ciotole rotonde delle mie bambole, e mi dicono tutta la verità, nient altro che la verità. ~ 16 ~

11 Pensi dunque il re qualche cosa E il re pensa la luna, e i raggi della luna attraversano gli alberi, e si posano sul mio terrazzo, e la mamma si mette alla finestra e recita una preghiera, e la preghiera dice al cuore di frenarsi e alla bocca di non parlare, ma la bocca parla, e il cuore parte, parte e poi ritorna, ritorna dove era stato, e la preghiera è una preghiera ebrea, e la mamma non è ebrea, ma degli ebrei le piacciono le storie, come quella del re che pensa un figlio, e dice che un figlio pensato non può che essere perfetto, proprio come me, che sono la primogenita, e come te, che sei un bambino o una bambina, e come il cuore sei partito, e devi solo ritornare, devi ritornare dove eri già stato. ~ 17 ~

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