Il D.Lgs. 231/2001 e l esperienza di Confindustria Bergamo. Stefano Lania Servizio Fiscale e Societario 13 Novembre 2013

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1 Il D.Lgs. 231/2001 e l esperienza di Confindustria Bergamo Stefano Lania Servizio Fiscale e Societario 13 Novembre

2 L approccio di Confindustria Confindustria ha avuto modo di fornire in diverse audizioni il proprio contributo al legislatore in sede di stesura del D.Lgs. 231/

3 Le linee guida di Confindustria Risultato Elaborazione delle linee guida di Confindustria in applicazione del D.Lgs. 231/2001, approvate nel 2002 e aggiornate sino al Manuale a schede dove i reati presupposto sono analizzati uno ad uno. 3

4 I primi passi di Confindustria Bergamo Organizzazione di incontri e convegni con l obiettivo di attirare l attenzione degli imprenditori sugli aspetti di rischio derivanti dalla norma Qualche manifestazione d interesse, ma in genere scarsa reattività 4

5 2011: il progetto pilota delle PMI di Confindustria Bergamo Nel 2011 il Comitato Piccola Industria di Confindustria Bergamo decide di promuovere una sperimentazione del Modello 231 in alcune aziende. L adesione avviene su base volontaria, con lo sviluppo di un progetto su base pluriennale. 5

6 Il progetto pilota del 2011 Mappatura dei processi a rischio Elenco dei rischi potenziali Analisi del sistema di controllo esistente Valutazione dei rischi residui Adeguamento del sistema di controllo preventivo 6

7 Relazione fra D.Lgs. 231/2001 e sistemi di gestione D.LGS. 231/2001 ANALISI RISCHI 231 ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI (POTERI DI FIRMA E CONTROLLO DI GESTIONE) ORGANISMO DI VIGILANZA SISTEMA SANZIONATORIO INTERNO - ANALISI DEI RISCHI - CODICE ETICO / POLITICA - SISTEMA ORGANIZZATIVO - PROCEDURE - ADDESTRAMENTO SISTEMI DI GESTIONE 7

8 L attività di Pre-Assessment Verifica sull applicazione dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo finalizzati alla prevenzione dei reati previsti dal D. Lgs. 231/

9 Dettaglio del Pre-Assessment A) Esame documentale a campione sulla parte dei requisiti generali del modello organizzativo Organizzazione e struttura societaria Analisi dei rischi Codice Etico/Comportamentale Sistema delle deleghe e delle responsabilità Organismo di Vigilanza Flussi informativi e di reporting verso l Organismo di Vigilanza Sistema disciplinare/sanzionatorio Verifica dell aggiornamento normativo B) Esame in campo sulla parte speciale del modello organizzativo Verifica a campione sui principali protocolli, le procedure e le modalità attuate dall organizzazione con l obiettivo di prevenire la commissione dei reati presupposto ex D.Lgs.231/01. Verifica a campione sui requisiti del Sistema di Gestione della Sicurezza BS OHSAS 18001:2007 richiamato all art. 30 del D. Lgs. 81/08. 9

10 Al termine della verifica è stato rilasciato alle aziende un report finale con l indicazione delle possibili aree di miglioramento 10

11 Sono state identificate le aree di miglioramento comuni alle imprese partecipanti, prevedendo un impegno alla riservatezza da parte di tutti gli attori coinvolti nel progetto. 11

12 La presentazione dei risultati alle aziende associate è avvenuta nell ambito di un incontro pubblico. 12

13 I vantaggi percepiti Possibilità di rivedere criticamente i propri processi interni, non solo per identificarne i profili di rischio rispetto alla commissione dei reati previsti dal decreto, ma anche per riprogettarli in un ottica di recupero di efficienza ed efficacia. Valutare gli eventuali gap nella stesura e nell applicazione del modello, così da evidenziare le necessarie azioni di miglioramento. Individuare le esigenze di adeguamento del modello rispetto all aggiornamento normativo (nuovi reati, nuovi assetti organizzativi, ecc). Possibilità di ricevere un giudizio indipendente ed obiettivo da un soggetto terzo e indipendente. Possibilità per le aziende aderenti alla fase di sperimentazione di far seguire al Pre-Audit un Audit completo del modello organizzativo. 13

14 Esito della prima fase Conclusa la prima fase di analisi preliminare, al termine dell anno 2011 si sono registrati alcuni casi concreti di introduzione del modello 231 nelle PMI con un crescente interessamento anche delle aziende con dimensioni più rilevanti. 14

15 Seconda fase di sperimentazione Confindustria Bergamo ha predisposto dei pacchetti di intervento chiavi in mano, consolidando nel 2012 il percorso di sperimentazione programmato e predisponendo un budget per realizzare tale attività. 15

16 Obiettivi della seconda fase Per i reati di natura colposa (lesioni personali e omicidio colposi commessi con violazione della normativa in materia antinfortunistica): implementazione di un sistema di gestione della sicurezza che consenta di garantire il costante rispetto e adeguamento della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, quale passaggio nodale, previsto dallo stesso legislatore all art. 30 D. Lgs. 81/2008, per la realizzazione del modello organizzativo ex D. Lgs. 231/2001. Per i reati di natura dolosa (indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico; delitti informatici e trattamento illecito di dati; delitti di criminalità organizzata; corruzione e concussione, reati societari, ecc.): mappatura dei rischi ovvero analisi del contesto aziendale per evidenziare se, dove e secondo quali modalità si possono verificare i reati presupposto. 16

17 Modalità di esecuzione Per i reati di lesione personale e omicidio colposi, l implementazione del sistema di gestione della sicurezza avverrà principalmente tramite l individuazione di procedure operative, un organigramma della sicurezza, l individuazione di funzioni, ruoli e responsabilità, con particolare riguardo al datore di lavoro, dirigenti e preposti. L attività è stata svolta da un consulente di Confindustria in materia di sicurezza, in affiancamento con un funzionario di Confindustria Bergamo. Per i reati dolosi, la mappatura dei rischi avverrà attraverso la consulenza di una società esterna qualificata, già protagonista di un progetto pilota in collaborazione con Federmacchine sull implementazione del modello organizzativo 231 nelle piccole e medie industrie. 17

18 Il futuro del modello La continua estensione dell elenco dei reati presupposto ex D.Lgs. 231/01 ha esacerbato l estrema complessità applicativa del provvedimento, ponendo la necessità di riconsiderare globalmente l approccio alla suddetta normativa soprattutto da parte delle PMI fornendo loro una traccia razionale e ragionevole di attuazione. Nel corso dell anno 2013, grazie alla predisposizione di pacchetti di intervento chiavi in mano da parte di Confindustria, si è consolidata la partnership con i fornitori già individuati nella fase sperimentale. Grazie anche alle nuove esperienze maturate, per il 2014 sarà possibile redigere una guida per l implementazione del modello 231 nelle PMI, con peculiare riguardo ai reati di maggior interesse per tale tipologia di aziende. Nell ambito della diffusione del modello 231 sono inoltre previsti momenti formativi coordinati dai funzionari dell Associazione in collaborazione con alcuni professionisti competenti sulla materia, nonché con alcuni partner territoriali (nel 2013 seminario organizzato con l Accademia della Guardia di Finanza). 18

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