Il concilio o sinodo synodos, syn odòs

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1 Il concilio o sinodo è, nella vita delle chiese cristiane, cattolica romana, ortodosse orientali, e diverse Chiese riformate, una riunione di rappresentanti delle diverse chiese locali, per raggiungere un consenso attorno a un argomento riguardante la fede o per prendere decisioni di natura pastorale ovvero per la definizione e l'interpretazione ortodossa della dottrina e per la contemporanea confutazione di errori ed eresie. Il termine sinodo deriva dal greco synodos, composto dalla particella syn (che significa: insieme) e dal sostantivo odòs (che significa: cammino). Questa etimologia fa capire immediatamente che il sinodo è un organismo avente il preciso scopo di permettere una partecipazione ampia di tutte le componenti ecclesiali per esempio, tra Cattolici e Ortodossi: vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi, laici alla vita della Chiesa: attraverso il sinodo, cioè, il "cammino" viene percorso "insieme". L'equivalente latino di synodos è concilium = riunione

2 Il concilio per eccellenza è quello "ecumenico" (o "universale") in quanto assemblea di tutti i vescovi della Chiesa cattolica. Esso è convocato e presieduto dal pontefice il quale dà anche al concilio l'impostazione relativa all'argomento da discutere e da definire e alla procedura da seguire. I primi otto concili della storia spesso furono convocati dagli imperatori (i cosiddetti cesaropapisti) in Oriente, poi, dopo il concordato di Worms (1122) la Chiesa rivendicò il diritto di elezione e investitura dei Vescovi e gli altri tredici concili si svolsero tutti in occidente. Il concilio ecumenico è una riunione solenne di tutti i vescovi della cristianità per definire argomenti controversi di fede o indicare orientamenti generali di morale. L'etimologia dell'aggettivo "ecumenico" lo riconduce al greco ecumene, "l'intero mondo abitato". Il numero e l'autorità dei concili varia a seconda delle chiese cristiane. La Chiesa cattolica, oltre ai concili del primo millennio del cristianesimo, avvenuti prima del Grande Scisma, considera ecumenici anche quelli convocati, nel secondo millennio, dalla sola Chiesa cattolica (senza la partecipazione della Chiesa ortodossa e delle Chiese appartenenti alla Riforma protestante) Così i Padri conciliari definirono come ecumenico un concilio che avesse queste caratteristiche: deve avere il papa come collaboratore, o direttamente, tramite la sua presenza, o anche indirettamente, tramite dei rappresentanti, o legati papali; inoltre devono essere presenti i rappresentanti di tutti i Patriarchi della cristianità; deve essere accettato dagli altri Patriarchi della Chiesa, cioè, oltre che da quello di Roma, dai Patriarchi di Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme e Alessandria; deve essere recepito dai fedeli, dalla base; e soprattutto deve essere coerente con i precedenti concili ecumenici, porsi cioè in linea di continuità teologica, morale e disciplinare. Nell'ecclesiologia cattolico-romana, l'autorità di un concilio non potrà mai essere superiore a quella del papa, che ha facoltà di non indirlo, sospenderlo o annullarlo. concordato di Worms (1122) Accordo tra il Papa Callisto II e l'imperatore Enrico V : Enrico rinuncia al potere sulle investiture religiose (cioè a nominare personalmente i vescovi) Callisto concede che in germania esse avvengano alla presenza dell'imperatore il quale avrebbe conferito loro i benefici temporali prima della consacrazione.

3 NICENO I (Nicea) Silvestro I Costantino Anno 325 Tema: viene sancito il dogma della Consustanzialità del Figlio con il Padre nasce la prima versione del CREDO noi crediamo in un solo Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, unigenito generato dal Padre: dalla sua sostanza, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero generato (nell'eternità) non creato (nel tempo), della stessa sostanza del Padre. Contro Ario che sosteneva la subordinazione della natura del Cristo rispetto al Padre: Cristo è una creatura del Padre (factus) dotato dal Padre di forze divine. Luce da luce Gv 1, 4-9

4 COSTANTINOPOLITANO I (Costantinopoli) Damaso I Teodosio I Anno 381 Tema: Dogma della Consustanzialità dello Spirito Santo con il Figlio e con il Padre. Contro Macedonio vescovo di Costantinopoli che metteva in discussione la natura divina dello Spirito Santo. Viene aggiunto al Credo la frase Credo nello Spirito Santo, che è Signore e da la vita e procede dal Padre e dal Figlio (e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato...aggiunte dopo) EFESINO (Efeso) Celestino I Teodosio II Anno 431 Tema: Cristo, Dio e uomo, è una sola persona; quindi Maria è Madre di Dio - Theotòkos. Contro Nestorio patriarca di Costantinopoli che attribuisce a Maria il solo titolo di madre di Cristo - Christotòkos. Rappresentante ufficiale della Chiesa di Roma è Cirillo, patriarca di Alessandria d'egitto

5 CALCEDONESE (Calcedonia) Leone I Magno Anno 451 Tema: Le due nature, umana e divina, di Gesù sono unite, ma non confuse, nell'unica persona del Cristo. Contro Eutiche che sosteneva l'esistenza in Cristo della sola natura divina. - monofisismo Il concilio proclama che: Noi professiamo un unico e identico Cristo, Figlio del Signore, unigenito, in due nature, non confuse e non mutate, non divise e non separate; poiché l'unione delle nature non ha soppresso la loro diversità, anzi ciascuna natura ha conservato le sue proprietà e si è unita con l'altra in una unica persona divina. Noi non professiamo un Figlio diviso in due persone, ma un unico e medesimo Figlio unigenito, il Verbo divino, il Signore Gesù Cristo. CASTANTINOPOLITANO II (Costantinopoli ) Virgilio Anno 553 Condanna degli scritti di tre nestoriani. COSTANTINOPOLITANO III o Trulliano (Cost.) Agatone-Leone II Anno In Cristo sono due volontà, come due nature, in una sola persona. Contro il monotelismo NICENO II (Nicea) Adriano I Anno 787 Liceità dei culto delle immagini. Contro gli iconoclasti. COSTANTINOPOLITANO IV (Costantinopoli) Nicola I-Adriano II Anno Riaffermazione dei primato del romano pontefice. Condanna dello scisma di Fozio.

6 LATERANENSE I (Roma - San Giov. Lat.) Callisto II Anno 1123 Conferma dei concordato di Worms (1122) che regolava i rapporti fra Chiesa e Imperatore intorno al problema delle investiture: rivendicazione alla Chiesa dei diritto di elezione e investitura dei Vescovi. LATERANENSE II (Roma - San Giov. Lat.) Innocenzo II Anno 1139 Condanna dell'antipapa Anacleto II; sospensione della predicazione ed esilio di Arnaldo da Brescia; condanna di alcune eresie sui sacramenti del battesimo, cresima e matrimonio; canoni sulla disciplina del clero. LATERANENSE III (Roma - San Giov. Lat.) Alessandro III Anno 1179 Ratifica della pace col Barbarossa. Norme per l'elezione del Pontefice, sottratta al popolo e al clero romani e demandata ai cardinali. Condanna dei catari, dei patari e crociata contro gli albigesi. LATERANENSE IV (Roma - San Giov. Lat.) Innocenzo III Anno 1215 Professione di fede contro albigesi e valdesi. Condanna delle opere di Gioacchino da Fiore e Pietro Lombardo. Obbligo della confessione annuale e comunione pasquale. Decreto di nuova crociata. LIONESE I (Lione) Innocenzo IV Anno 1245 Condanna dell'imperatore Federico II, come persecutore della Chiesa, dello Stato papale e come protettore dei Saraceni. LIONESE II (Lione) Gregorio X Anno 1274 Ristabilimento dell'unione con la Chiesa greca. Regolamento per i conclavi. Crociata contro i musulmani. VIENNESE (Vienne in Francia) Clemente V Anno Soppressione dell'ordine dei templari. Condanna di alcune dottrine ereticali. Questione della povertà francescana. Decreti di riforma. DI COSTANZA (Costanza in Germania) Martino V Anno Composizione dello scisma di Occidente, il «grande scisma». Condanna di Giovanni Huss e di Giovanni Wycliffe. FIORENTINO (Basilea - Ferrara - Firenze) Eugenio IV Anno Unione con la Chiesa greca e con quelle di altri riti orientali. Riforma della Chiesa LATERANENSE V (Roma - San Giov. Lat.) Giulio II Anno Condanna del «Conciliabolo di Pisa» e della Prammatica Sanzione di Bourges. Definizione della personalità e immortalità dell'anima umana contro Pomponazzi. Decisioni di riforme varie senza risoluzione, però, di messa in pratica.

7 TRIDENTINO CONCILIO DI TRENTO (Trento) Paolo III Giulio III Pio IV Anni Documenti e pronunciamenti: 16 decreti dogmatici, su vari aspetti della religione cattolica: Decreti di riforma della vita della Chiesa Condanna di Lutero e delle sue dottrine, di Zwin e di Calvino. Attuazione della Controriforma. Dottrina sulla Sacra Scrittura, sul peccato originale, sulla grazia e la giustificazione, sui sacramenti e sul sacrificio della messa, sul culto dei santi e delle immagini.

8 Due sono gli eventi principali entro cui si può leggere il contesto storico che ha portato alla celebrazione di un concilio a Trento: innanzitutto il desiderio diffuso di riforma della Chiesa, motivato da una decadenza generale del prestigio papale per le vicende dei secoli XIII e XIV (lotta tra Papa Bonifacio VIII e il re francese Filippo; l esilio avignonese, lo scisma d Occidente); il tentativo di riforma operato dal Concilio Lateranense V fu fallimentare e non consono alle aspettative; lo stesso Lutero darà un giudizio negativo su di esso: «A Roma ignorano più o meno tutto quello che bisogna dire sulla fede. Ne hanno dato prova clamorosa in quest ultimo concilio romano» (Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca); la riforma operata da Lutero; con la pubblicazione delle Tesi sulle indulgenze (1517) egli darà inizio ad una vera riforma della Chiesa, che ne sconvolgerà fin alle sue radici la tradizione secolare. Dopo il Lateranense V continuano gli appelli ad un concilio. Lo stesso Lutero in più di una occasione si appellerà all autorità di un concilio, nel 1518 ed ancora nel 1520 nell opuscolo Alla nobiltà: «Quando la necessità lo impone e il papa è causa di scandalo per la cristianità, chiunque si trovi in grado di farlo deve adoperarsi per la riunione di un vero concilio libero». Per il riformatore tedesco un concilio è libero quando è sottratto alla tutela del Papa. Questi continui appelli al concilio obbligheranno Papa Pio II ad emanare la bolla Exsecrabilis con la quale comminava la scomunica a chiunque osasse ancora appellarsi al concilio. Ma ormai l appello è lanciato: nella dieta imperiale di Norimberga (1523), cattolici e protestanti si trovano d accordo nel reclamare un concilio "libero e cristiano riunito in terra tedesca"; l imperatore Carlo V appoggiò questa richiesta, vista come unico mezzo per ridare pace ed unità all impero. Il concilio doveva essere: libero, ossia sotto l autorità dell imperatore, non del papa; cristiano, ossia con la partecipazione anche dei laici; e in terra tedesca, luogo più sicuro dell Italia. I Papi si mostrarono incerti sul da farsi, più propensi ad un lavoro diplomatico che al concilio; scuse e pretesti si moltiplicarono così da mandare a monte l iniziativa presa a Norimberga. Inoltre le ripetute guerre scoppiate tra gli Asburgo e la Francia (dal 1521 al 1559) rendevano insicura la convocazione di un concilio. Le ragioni politiche infine vanificavano l appello conciliare: il papa infatti, contro il concilio, aveva l appoggio del re francese Francesco I, il quale però era in lotta con Carlo V, a cui d altro canto, in quanto imperatore, spettava, assieme al papa, il compito di estirpare l eresia. Un circolo vizioso sembrava

9 impedire la riunione richiesta da più parti. La convocazione e la preparazione Diversi furono i tentativi di indire il concilio. Nel 1536 Papa Paolo III indisse il concilio per l anno successivo a Mantova, ma le richieste di sicurezza avanzate dal duca locale e lo scoppio di una guerra tra le due potenze europee, fecero slittare la convocazione per il 1538 a Vicenza, ossia in territorio veneziano neutrale. Ma pochi vescovi si presentarono ed il concilio fu differito. Nel frattempo fu scelta la città di Trento come luogo conciliare, in quanto feudo tedesco ma nello stesso tempo facilmente accessibile dall Italia. Si indisse il concilio per il 1542, ma la guerra fermò ancora la sua apertura. Finalmente, una tregua firmata tra Carlo V e Francesco I, fece sperare in una pace definitiva. Il 19 novembre 1544 Paolo III emanò la bolla Laetare Jerusalem con la quale intimava l'apertura del Concilio a Trento per il 15 marzo 1545, data ancora spostata al 13 dicembre. Il "sacrosanto concilio ecumenico e generale" si aprì a Trento il 13 dicembre 1545 alla presenza di 25 vescovi e 5 superiori generali di Ordini religiosi Il regolamento non venne imposto dall alto, ma fu scelto direttamente dai padri conciliari: avevano voto deliberativo tutti i vescovi e superiori presenti; fu concesso ai vescovi tedeschi di essere rappresentati da un legato, che però aveva solo voto consultivo; gli argomenti erano redatti da speciali congregazioni composte da teologi e canonisti; gli schemi erano poi esaminati dalle congregazioni generali ed approvati dalle congregazioni solenni; infine fu deciso che ogni decreto conciliare avesse una parte dogmatica ed una disciplinare

10 Primo periodo: Congregazione generale del Concilio nella chiesa di S. Maria Maggiore Nella prima fase del concilio furono approvati: i decreti dogmatici sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, sul canone dell Antico e del Nuovo testamento, sull autenticità della Vulgata, sul peccato originale, sulla giustificazione, sui sacramenti in genere, e sul battesimo e la confermazione; i decreti disciplinari di riforma sulla predicazione, sull obbligo della residenza per i vescovi, sul divieto del cumulo dei benefici. Il diffondersi della peste a Trento obbligò i padri conciliari a decidere nel marzo 1547 il trasferimento del concilio a Bologna, anche per sottrarsi all influenza

11 dell imperatore cui premeva la riconciliazione con i protestanti, mentre il concilio si preoccupava innanzitutto della soluzione dei punti dottrinali discussi. A Bologna, territorio papale, il gruppo dei teologi preparò diverso materiale da discutere, ma non fu convocata nessuna sessione generale. Nel settembre 1549 Paolo III, davanti all opposizione dell imperatore Carlo V, sospese il concilio. Secondo periodo: A Paolo III successe nel 1550 Giulio III, il quale, malgrado si disinteressò totalmente della riforma della curia romana, tuttavia ebbe il merito di riaprire il concilio a Trento il 1 maggio I padri lavorarono alacremente da settembre 1551 ad aprile Furono approvati: i decreti dogmatici sull Eucaristia, sulla Penitenza, sull estrema unzione; i decreti disciplinari sull autorità episcopale, sui costumi dei chierici, sulla collazione dei benefici. Nell ottobre 1551 giunsero a Trento i legati di alcuni principati tedeschi protestanti. Ma le loro pretese (annullamento dei decreti finora approvati, scioglimento del giuramento di fedeltà al papa, affermazione della superiorità del concilio sul papa) fecero tramontare per sempre la speranza di un accordo con i protestanti, speranza mai assopita, ma che ora sembrava sempre più come un utopia irraggiungibile. Nel frattempo, nella primavera del 1552, i principati protestanti, riuniti in una lega militare, si avvicinarono al sud della Germania, minacciando la stessa Trento. I padri così decisero (21 aprile) la sospensione del concilio, e fuggirono in tutta fretta dalla città. Lo stesso imperatore Carlo V dovette abbandonare Innsbruck, correndo il rischio di essere catturato dalle truppe protestanti.

12 Terzo Periodo: Cattedrale di San Vigilio nel luglio del Giulio III morì nel Gli successe, per poche settimane, Marcello II, che appoggiava la riforma, ma che non ebbe il tempo di fare niente. Seguì Papa Paolo IV, napoletano, che si disinteressò completamente al concilio, più propenso ad appoggiare la propria famiglia che la causa della riforma della Chiesa: fece cardinale e segretario di Stato il proprio nipote Carlo, uomo dissoluto e privo di coscienza, condannato a morte e giustiziato alla morte dello zio; si convinse a far guerra alla Spagna, guerra che ovviamente perse con grave danno per lo Stato della Chiesa. Attuò invece una riforma personale della curia romana, ma il rigorismo utilizzato risultò controproducente. Morì nel 1559 non rimpianto da nessuno. Gli successe, dopo un lungo conclave, Pio IV, di origine milanese. Si lasciò convincere dal nipote Carlo Borromeo ad aderire alla riforma della chiesa e a riaprire il concilio, cosa che avvenne nel gennaio Fu il periodo più difficile per la presenza di forti contrasti interni, di natura teologica, ma soprattutto disciplinare. I legati papali Gonzaga e Seripando furono sostituiti nella primavera del 1563 dal Cardinale Morone, che, a detta degli storici, fu colui che, più di ogni altro, seppe tenere le redini del concilio, tirar dritto davanti agli attacchi dei conservatori, e portare a termine l impresa conciliare. In quest ultima fase conciliare furono approvati da circa 225 padri conciliari:

13 i decreti dogmatici sulla comunione sotto le due specie, sul carattere sacrificale della Messa, sui sacramenti dell Ordine e del Matrimonio, sul Purgatorio, sulla venerazione dei Santi, sulle indulgenze, sui religiosi; i decreti disciplinari sull uso della lingua latina nelle celebrazioni, con l obbligo della loro spiegazione in volgare; sull obbligo della residenza dei Vescovi; sull elezione dei seminari per la formazione del clero, ed altri decreti di riforma generale. Il 4 dicembre 1563 l assemblea conciliare fu chiusa dal Cardinal Morone con le parole : "Post actas Deo gratis, ite in pacem". Dopo diciotto anni dall inizio, il concilio aveva termine. Papa Pio IV, con la bolla Benedictus Deus confermò tutti i decreti tridentini. L opera del Concilio

14 L opera dottrinale Il concilio di Trento fu convocato essenzialmente per rispondere alle tesi luterane. Perciò la sua opera dottrinale non è una esposizione completa e, nel suo insieme, organica ed equilibrata della fede cattolica; perché ciò che non era contestato dai riformatori tedeschi non venne affrontato in sede conciliare. Questo il motivo per cui il concilio non dice nulla della Trinità, del mistero dell incarnazione o della risurrezione. Nei decreti dogmatici il concilio ha esposto positivamente la dottrina cattolica ed insieme condannato, con i canoni, i principali errori del tempo. Oltre ai temi non affrontati, il concilio lasciò insolute alcune problematiche teologiche e ne aprì altre: per esempio la natura della grazia efficace, oppure il problema insoluto dei rapporti tra papato ed episcopato. L opera dogmatica tridentina rappresentò tuttavia un punto fermo, anche se non un termine assoluto, come se la dottrina cattolica avesse raggiunto la sua forma definitiva. A Trento in particolare fu respinto l individualismo protestante ed affermata la necessaria mediazione della Chiesa, corpo mistico di Cristo ed insieme organismo giuridico; questa Chiesa è la custode ed interprete della Parola rivelata, che si mantiene viva attraverso il magistero e i sacramenti, di cui è ribadito il valore oggettivo e l efficacia intrinseca, indipendentemente da chi li conferisce. Sul problema della giustificazione, che tanto aveva angustiato l animo di Lutero, il concilio insegna la necessità sia della grazia divina che della cooperazione umana, fatta di fede ed opere: l uomo è sì corrotto dal peccato originale, ma il suo libero arbitrio non è completamente annullato, e dunque trova, con l aiuto della grazia divina, la forza per risorgere. Le affermazioni di Trento appaiono qui ben lontane dal cupo pessimismo del riformatore tedesco. Di non minore importanza la definizione dei singoli sacramenti con una teologia chiara, precisa, e facilmente comprensibile. L opera disciplinare Dal punto di vista disciplinare, il concilio di Trento rappresenta un vero impulso al rinnovamento della vita religiosa della Chiesa. Le parole che più spesso si ripetono nei decreti di riforma della terza fase sono: "cura animarum", la cura delle anime, che è la missione essenziale della Chiesa. Vescovi e clero, nella natura e negli atti, sono definiti essenzialmente per la loro funzione pastorale, a servizio dei fedeli: la loro ragion d essere è insegnare il vangelo ed amministrare i sacramenti. Questa missione pastorale è affidata dal concilio ai Vescovi, che hanno il compito primario di vegliare nella formazione del clero attraverso l istituzione

15 di scuole apposite, i seminari. Per far fronte alla "cura animarum", ai Vescovi è richiesto l obbligo di risiedere nelle loro diocesi, di convocare periodicamente sinodi diocesani, l obbligo della visita pastorale; e a loro è fatto divieto assoluto di cumulare i benefici ecclesiastici. Il dopo Concilio I decreti conciliari, per essere applicati in tutta la Chiesa, avevano bisogno del beneplacito dei governi nazionali, concesso per lo più solo dopo trattative: il governo spagnolo accettò i decreti ma con la clausola "fatti salvi i diritti regali"; la Francia invece accettò i decreti dogmatici ma non quelli di riforma. Fu merito soprattutto dei papi immediatamente successivi a Trento l aver promosso l attuazione della riforma. «Trento può essere visto come il coronamento di tutte le aspirazioni riformistiche della Chiesa e nel contempo espressione del rinvigorimento interiore della Chiesa cattolica e della sua riconquistata fiducia in sé. D altro lato dobbiamo considerarlo come risposta alla multiforme sfida della riforma protestante. Esso precisò, chiarì, ma cementò anche il contrasto confessionale e fornì le formule di fede alla controriforma.»

16 VATICANO I (Roma, Vaticano) Pio IX Anno Definizione del dogma della infallibilità pontificia. Condanna degli errori moderni del materialismo e del razionalismo contro la fede e la rivelazione. Definizione su Dio creatore, sulla Chiesa.

17 VATICANO Il (Roma, Vaticano) Giovanni XXIII Paolo VI Anni Commissioni conciliari: a) per la Liturgia; b) teologica; c) dei vescovi e del governo delle diocesi; d) della disciplina del clero; e) delle Chiese orientali; f) delle Missioni; g) dell'apostolato dei laici; h) per la disciplina dei Sacramenti; i) per i religiosi; I) per i Seminari, gli studi e le scuole cattoliche; m) per gli affari straordinari. Il Concilio ecumenico Vaticano II è stato il ventunesimo e ultimo concilio ecumenico, ovvero una riunione di tutti i vescovi del mondo per discutere di argomenti riguardanti la vita della Chiesa cattolica. Si svolse in quattro sessioni, dal 1962 al 1965, sotto i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI. Promulgò quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti.

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