«A facie Domini contremisce terra a facie Dei Jacob».

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1 «A facie Domini contremisce terra a facie Dei Jacob». «Trema, o terra, davanti al volto del Signore, davanti al volto del Dio di Giacobbe». Salmo 114 Dopo secoli di dimenticanza, un terremoto di magnitudo 7 della Scala Richter ha restituito al mondo il sudario di Cristo con il volto del Dio di Giacobbe, rendendolo noto. Questa storia non dovrebbe essere dimenticata, né raccontata in nessun altro modo. Il 13 gennaio 1915, alle 7:53 del mattino, quattro scosse violentissime colpirono il centro Italia. Cinque secondi bastarono per radere al suolo non solo la città di Avezzano nell Italia centrale, ma anche quindici paesi vicini; molti altri vennero gravemente danneggiati, più di trentamila persone persero la vita. In quei giorni tormentati della Prima Guerra Mondiale, questa ulteriore catastrofe piombò sull Italia «come un eruzione del Vesuvio». Tra i villaggi distrutti c era anche la frazione di Cese dei Marsi, alle pen- Nella pagina accanto: la chiesa di San Michele a Manoppello. Sotto: via Napoli ad Avezzano il 13 gennaio 1915, poche ore dopo il terremoto. 5

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3 dici del monte Salviano. Lì, la famiglia Petracca perse due figlie, Laura ed Elisa. Il fratellino Emidio e il padre, rimasti sepolti sotto le macerie della chiesa, crollata mentre veniva celebrata la Messa mattutina, vennero salvati soltanto ore dopo. Emidio, che all epoca aveva dieci anni, doveva il suo nome di battesimo a Emidio d Ascoli, un vescovo martire del IV secolo, venerato da tanti Italiani come protettore contro i terremoti. Dopo lunghissime ore, un soccorritore sconosciuto era riuscito a portare il bambino in salvo, strappandolo dalla tomba di macerie sotto la chiesa crollata. In direzione ovest, le scosse vennero avvertite fino a Roma, distante 105 chilometri; in direzione est, danneggiarono anche il villaggio di Manoppello alle pendici della Majella, a 95 chilometri di distanza. L impatto fu così violento da rendere tanti edifici inagibili. Una delle costruzioni che richiedeva notevoli interventi di restauro era la chiesa di San Michele sul colle Tarigni, alle porte della città. Nel 1638 il sudario di Cristo era stato nascosto proprio lì, per l esattezza all interno di una cassaforte chiusa da ben tre lucchetti, collocata in una delle cappelle laterali. Soltanto due volte l anno veniva prelevato per essere mostrato ai fedeli. Ma il luogo, che nascondeva il tesoro più bello e prezioso della Chiesa cattolica, non era una basilica reale come quella della Casa Savoia a Torino, o le splendide case di Dio sparse per l Europa, come il Duomo di San Marco a Venezia o la Cattedrale di Nostra Signora di Chartres. No, era una piccola chiesetta insignificante dei Cappuccini nella periferia d Italia, dimenticata dal resto del mondo. Siccome anche la rete stradale in Abruzzo aveva subìto gravi danni, la ricostruzione di questa chiesa si dimostrò non meno difficile del recupero dei numerosissimi morti e del salvataggio dei feriti. Nella pagina accanto: il Santo Sudario di Cristo a Manoppello. 7

4 In alto: un icona russa. A sinistra: San Michele con Sudario, Albrecht Dürer (1516). Nella pagina successiva: immagine presente nella sacrestia della Cattedrale armena di San Giacomo a Gerusalemme.

5 Dal buio alla luce Dovette passare però ancora del tempo. Fu soltanto nel 1923 che padre Roberto da Manoppello, allora Guardiano del convento, poté modificare la chiesa di San Michele. Nel corso dei lavori, al velo racchiuso all interno della cassaforte nella cappella laterale destra venne assegnato il luogo dove sarebbe rimasto per sempre: dentro un nuovo scrigno proveniente da Popoli, fatto di marmo e pietre preziose, chiuso tra due vetri di cristallo e posto sopra l altare centrale. Lo si raggiunge attraverso due scale che si trovano al lato destro e sinistro: è da lì che i pellegrini potevano ora contemplare la santa reliquia come nei 1890 anni passati non era mai stato possibile fare. All epoca così si raccontò a Manoppello un angelo travestito da pellegrino avrebbe portato, in modo misterioso, il delicato velo in questa cittadina, volatilizzandosi subito dopo. «Nell anno 1638, il dott. Donatonino de Fabritiis, Farmacista di Manoppello, ha donato al Cappuccino padre Clemente da Castelvecchio l immagine di Gesù», dice la laconica iscrizione sulla lastra di bronzo collocata dietro l altare della chiesa di San Michele. 9