Piano assistenziale al paziente con artroprotesi di femore.
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- Baldo Fiore
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1 Piano assistenziale al paziente con artroprotesi di femore
2 Comporta la sostituzione totale delle superfici articolari danneggiate con una protesi attraverso l impianto chirurgico. Cause: Debilitazione dell articolazione : traumi, artrosi, infezioni, obesità Cause degenerative: squilibri ormonali, displasia congenita, osteoporosi, invecchiamento Irregolarità della testa femorale: osteocondrosi giovanile, necrosi avascolare
3 Segni e sintomi: Dolore durante il movimento o dopo esercizi fisici Riduzione della forza alla gamba interessata Deformità dell articolazione Accorciamento dell arto colpito Segni di infiammazione all articolazione Radiografia che dimostra consunzione dell articolazione
4 Problema collaborativo: rischio elevato di complicanze post operatorie correlato a trauma chirurgico,che si manifesta con sanguinamento, edema, immobilità o posizionamento innapropriato. Ricordiamo che le complicanze possono essere ricondotte a shock ipovolemico, danni neurovascolari, fenomeni tromboembolici. Obiettivo: prevenire o individuare prontamente le complicanze. Interventi: Per lo shock ipovolemico, mantenere pervio il drenaggio in aspirazione, monitorare il flusso ( ml nelle 24 h); controllare la ferita, provvedere ad eventuali trasfusioni Per i danni neurovascolari: rilevare le pulsazioni periferiche, il colorito cutaneo, la sensibilità e il movimento delle dita
5 Per i fenomeni tromboembolici: insegnare gli esercizi di contrazione muscolare, monitorare la presenza di eventuali segni o sintomi di tromboembolia, applicare le calze elastiche ad entrambi gli arti, somministrare eparine a basso peso molecolare. Indicatori: Per lo shock ipovolemico: pressione nella norma, drenaggio inferiore a 500ml al giorno, drenaggio sieroematico. Per danni neurovascolari: polso pedidio presente, no prurito o torpore ai piedi, in grado di dorsiflettere la caviglia e di muovere le dita dei piedi. Per i fenomeni tromboembolici: paziente vigile, po2 stabile, non presenza di petecchie(in caso di embolia polmonare), campi polmonari liberi, non dolore.
6 Diagnosi infermieristica: Riduzione della mobilità. Obiettivi. Mantenere un allineamento corretto dell arto, prevenire spostamenti della protesi, istruire il paziente sulla necessità di muoversi precocemente. Attività: Dopo l intervento mantenere la gamba lievemente flessa, evitare l adduzione con un cuscino, arto in scarico e piede a 90 gradi. Insegnare al paziente l utilizzo del deambulatore per poi passare alle stampelle. Monitorare l arto che non presenti accorciamenti o extrarotazioni. Cambio di posizione ogni due ore Collaborare con l equipe fisiatrica per la mobilizzazione in terza giornata: messa in piedi del paziente. Indicatori: al moneto della dimissione il paziente deambula con ausili.
7 Programma riabilitativo Obiettivi: prevenire i disturbi circolatori (tromboflebiti, edemi da stasi, ecc.) ridare all articolazione i possibili gradi di libertà senza evocare il dolore migliorare il reclutamento e il trofismo dei muscoli di anca e ginocchio
8 Per i primi giorni dopo l intervento chirurgico, ancora nel reparto di ortopedia, il pz. deve essere posizionato a letto in maniera corretta con un cuscino sotto l arto operato che mantenga l anca, solo per i primi giorni, in leggera flessione, per ridurre la tensione muscolare, il dolore e prevenire gli edemi da stasi e con cuscini posti sotto il gran trocantere che riducano l atteggiamento in extrarotazione.
9 Dalla 1a giornata: flesso-estensione dell'articolazione tibiotarsica + ginnastica isometrica di quadricipite e glutei. Dalla 3a giornata: inizio della mobilizzazione passiva (anche meccanica su apparecchio Fisiotek) + ginnastica isometrica ed isotonica; inizia anche cauta flessione attiva del ginocchio (strisciando il tallone). Posizione seduta con gli arti inferiori fuori dal letto. Dalla 4 a giornata: inizia flesso estensione del ginocchio contro gravità. Si raggiunge l'ortostatismo. Continua il rinforzo muscolare.
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