Le trasformazioni familiari
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- Aloisio Grossi
- 7 anni fa
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1 Prosegue il processo di semplificazione delle strutture : diminuiscono le famiglie a due o più generazioni, passando dal 58,8 del al 53,2 per cento del 2003; all opposto aumentano le famiglie con una sola generazione (dal 41,3 al 46,8 per cento). Sono in particolare le coppie con figli a diminuire (dal 48,0 al 41,9 per cento), mentre le persone sole passano dal 21,1 al 25,8 per cento. Il miglioramento dei livelli di sopravvivenza nelle età anziane fa sì che le persone che vivono in coppia condividano una parte sempre più lunga della vita. Infatti, gli anziani tra i 75 e gli 84 anni che vivono ancora in coppia passano dal 40,4 del al 48,0 per cento del Il modello tradizionale di coppia coniugata con figli perde terreno. nuove forme (single non vedovi, monogenitori non vedovi, libere unioni e famiglie ricostituite) assumono un ruolo sempre più rilevante: nel 2003 sono oltre 5 milioni (circa il 23 per cento delle famiglie, con un incremento di 5 punti percentuali rispetto al ). Oltre 3 milioni i single non vedovi: in maggioranza sono uomini (53,5 per cento) con un età media di 46 anni (contro i 52 delle donne). Gli uomini single sono più frequenti nella classe di età anni, le donne single tra i 65 e i 74 anni. I genitori soli non vedovi con figli aumentano dal 3,9 del al 5,6 per cento del 2003, arrivando a coinvolgere circa 930 mila nuclei (erano 623 mila nel 1993). madri sole sono 796 mila, appena 134 mila i padri soli. In crescita le coppie non coniugate: da 227 mila nel a 555 mila nel Crescono le convivenze giovanili e aumenta la quota di coppie non coniugate costituita da celibi e nubili (47,6 per cento nel 2003; 29,5 per cento nel ). Il modello di convivenza italiano continua a essere prematrimoniale, ma tra il 1998 e il 2003 diminuisce (dal 41,6 al 32,2 per cento) la quota delle coppie in libera unione in cui i partner sono decisi a sposarsi dopo l attuale convivenza, mentre aumenta (dal 18,4 al 25,1 per cento) la quota di chi non prevede il matrimonio. famiglie ricostituite (quelle in cui almeno uno dei partner proviene da un precedente matrimonio) sono 724 mila nel Fra queste, le coppie non coniugate rappresentano il 40,3 per cento (erano il 26,5 per cento nel ). Sono quasi 2 milioni e mezzo i pendolari della famiglia, ovvero le persone che nel corso dell anno vivono con regolarità in un luogo diverso dalla propria abitazione (in media per 150 giorni l anno). Tra le motivazioni sottostanti al fenomeno si assiste a una riduzione delle differenze di genere.
2 famiglie con almeno un componente straniero sono quasi triplicate nel decennio intercensuario (da circa 235 mila a oltre 672 mila), sia per effetto dell arrivo in Italia di dal paese d origine, sia per la costituzione di nuovi nuclei nel nostro Paese. Aumentano (dal 43,6 del 1991 al 54,7 per cento del 2001) le famiglie con almeno un componente straniero costituite da un solo nucleo (coppie con o senza figli o nucleo monogenitore) a conferma della stabilizzazione della presenza straniera in Italia. I giovani tra i 25 e i 34 anni che vivono ancora nella famiglia di origine passano dal 25,8 del al 34,9 per cento del 2003, sopravanzando ormai la percentuale dei loro coetanei che vivono in coppia con figli (che diminuiscono dal 41,9 al 27,9 per cento), ma negli ultimi cinque anni la crescita è rallentata. In aumento i giovani che attribuiscono la permanenza in famiglia a problemi di ordine economico (difficoltà di trovare un lavoro stabile, di acquistare o affittare un abitazione) oppure all intenzione di non rinunciare ai vantaggi (materiali e immateriali) che derivano dallo stare in famiglia. Tra gli uomini dai 18 ai 34 anni sono circa il 41 per cento quelli che dichiarano queste difficoltà (+8 punti percentuali rispetto al 1998); tra le donne sono circa il 37 per cento (+6 punti percentuali. Nel 2003 le donne occupate di anni che vivono in coppia dedicano 6 ore e trenta minuti al lavoro (contro 8 ore e venti degli uomini occupati); 2 ore e trenta al tempo libero (contro 3 ore e venti) e 5 ore al lavoro familiare (contro 2 ore e un quarto). Permane, quindi, un sovraccarico di lavoro familiare sulle donne che aumenta al crescere del numero dei figli ed è trasversale alle aree territoriali e alle classi sociali. Rispetto a 14 anni prima, nel 2003 si comprime in media di 33 minuti il tempo complessivamente dedicato al lavoro familiare per le donne in coppia di anni. Rispetto al 1989 le donne occupate dedicano più tempo ai figli piccoli (28 minuti in più) ma riducono l impegno nei servizi domestici (46 minuti in meno). Aumentano gli uomini in coppia che contribuiscono al lavoro familiare (dal 71,6 del 1989 al 77,3 per cento del 2003), soprattutto se la donna lavora e in presenza di un figlio piccolo; in crescita, di appena 16 minuti, anche la durata di queste attività. E ancora a carico della donna che vive in coppia il 77,7 per cento del tempo dedicato al lavoro familiare (contro l 84,6 per cento del 1989). La riduzione dell asimmetria è dovuta più ai comportamenti delle donne che a quelli degli uomini. Tra il 1989 e il 2003 diminuisce di 28 minuti il tempo libero per gli uomini e di 26 minuti per le donne. Cresce invece il tempo dedicato agli spostamenti: 19 minuti in più per gli uomini e 29 per le donne. Mutamenti importanti stanno interessando le reti di parentela che registrano un progressivo invecchiamento. La rete familiare si dimezza per i nuclei monogenitore non vedovi. Il numero medio dei parenti consanguinei è pari ad appena 5,5 individui, contro i 9,9 parenti consanguinei delle coppie con figli piccoli. Nel 2003 gli anziani soli celibi e nubili possono contare in media su 2 parenti (per
3 lo più i fratelli ancora in vita), il 56,7 per cento non ha amici e il 48,7 per cento non ha vicini su cui fare affidamento. Per gli anziani vedovi il rapporto con i figli rappresenta la risorsa più importante: il 59,3 per cento delle vedove e il 51,1 per cento dei vedovi vede almeno un figlio tutti i giorni. giovani coppie vivono prevalentemente vicino ai genitori. Circa la metà delle giovani coppie senza figli (con donna di anni) e di quelle con figli piccoli (con donna di anni) vive entro un chilometro dalla madre di lui o di lei; meno di un quarto risiede in un altro comune. Tra le coppie giovani senza figli e tra quelle con figli piccoli i contatti con la madre di lei o di lui sono assidui: nella metà dei casi si incontra tutti i giorni una delle due, mentre più del 25 per cento di queste coppie le frequenta qualche volta a settimana. Cresce l età media delle persone che si attivano nelle reti di solidarietà: da 43,2 anni nel 1983 a 48,4 anni nel Tra il 1998 e il 2003 le persone che forniscono aiuto gratuito (care giver) aumentano soprattutto nella classe di età anni. I care giver sono più spesso donne (25,1 per cento contro 20,5 per cento degli uomini), hanno un titolo di studio elevato (31,8 per cento tra i laureati) e occupano posizioni professionali alte (33,6 per cento tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti). attività svolte prevalentemente dai care giver sono: compagnia, accompagnamento e ospitalità (27,5 per cento), assistenza ai bambini (24,7 per cento), aiuto per l espletamento di pratiche burocratiche (22,6 per cento), di lavoro domestico (22,8 per cento) e assistenza di persone anziane (18,7 per cento). Aumenta il numero di persone che prestano aiuto gratuito; tuttavia diminuisce l ammontare di ore dedicate agli aiuti informali. L unica attività che assorbe un numero crescente di ore è l assistenza ai bambini (101 milioni di ore al mese nel 2003, contro 83 milioni di ore al mese nel 1998). Si riduce la quota di famiglie che ricevono aiuti informali, passando dal 23,3 per cento del 1983 al 16,7 per cento del 2003, pur con una ripresa di 2 punti percentuali negli ultimi cinque anni. Cresce la quota di famiglie che ricevono aiuti informali tra quelle con persone affette da gravi problemi di autonomia (dal 30,5 per cento del 1998 al 33,9 del 2003) e quelle con bambini tra 0 e 13 anni e madre occupata (dal 30,9 per cento del 1983 al 33,0 per cento del 2003). Il 10 per cento delle famiglie con anziani ricorre ad aiuti a pagamento mentre il 6,8 per cento riceve aiuti pubblici. In leggero aumento gli aiuti pubblici, stabili quelli a pagamento. Il 27 per cento delle famiglie con bambini riceve aiuti informali, il 9 per cento aiuti privati e il 4,4 per cento aiuti dal servizio pubblico. Un ruolo fondamentale nella cura dei bambini è svolto dai nonni non coabitanti ai quali viene affidato, nel 2003, il 35,7 per cento dei bambini con meno di 13 anni. Aumentano i bambini che vanno al nido: dai 140 mila del 1998 ai 240 mila del 2003, sebbene il tasso di frequenza sia attestato al 15,4 per cento dei bambini
4 tra 0-2 anni. Nel 70 per cento dei casi la madre è occupata. Cresce la quota di bambini che frequentano nidi privati (dal 35,6 per cento del 1998 al 43,4 per cento del 2003). Il costo medio delle strutture private è pari a 273 euro al mese, quello delle strutture pubbliche a 145 euro al mese. Con più strutture e servizi a sostegno delle famiglie 724 mila donne (il 3,8 per cento della popolazione femminile tra 15 e 64 anni) sarebbero disposte a modificare la propria condizione nel mercato del lavoro, 160 mila occupate potrebbero passare dal part-time al full-time e 564 mila donne inattive si metterebbero alla ricerca di un occupazione.
5 Famiglie per numero di generazioni e nuclei Medie , 1998 e 2003 (per 100 famiglie) TIPOLOGIE FAMILIARI Famiglie con una generazione 41,3 42,7 46,8 Famiglie senza nuclei 22,4 22,9 26,8 Una persona sola 21,1 21,7 25,8 Famiglie con un nucleo 18,9 19,8 19,9 Coppie senza figli senza altre persone 18,7 19,5 19,7 Coppie senza figli con altre persone 0,2 0,2 0,2 Famiglie con due o più nuclei 0,0 0,0 0,0 Famiglie con due generazioni 55,5 54,1 50,4 Famiglie senza nuclei 0,5 0,5 0,5 Famiglie con un nucleo 54,7 53,3 49,7 Coppie con figli senza altre persone 45,7 44,2 40,0 Monogenitore senza altre persone 7,6 7,3 7,8 Coppie senza figli con altre persone 0,7 0,8 1,0 Coppie con figli con altre persone 0,5 0,6 0,6 Monogenitore con altre persone 0,2 0,2 0,3 Famiglie con due o più nuclei 0,3 0,3 0,3 Famiglie con tre o più generazioni 3,3 3,3 2,8 Famiglie senza nuclei 0,1 0,1 0,2 Famiglie con un nucleo 2,1 2,2 1,7 Coppie senza figli con altre persone 0,1 0,1 0,1 Coppie con figli con altre persone 1,7 1,8 1,3 Monogenitore con altre persone 0,3 0,3 0,4 Famiglie con due o più nuclei 1,0 1,0 0,9 TOTALE 100,0 100,0 100,0 Famiglie senza nuclei 22,9 23,5 27,4 Una persona sola 21,1 21,7 25,8 Famiglie con un nucleo 75,7 75,2 71,4 Coppie senza figli senza altre persone 18,7 19,5 19,7 Coppie con figli senza altre persone 45,7 44,2 40,0 Monogenitore senza altre persone 7,6 7,3 7,8 Coppie senza figli con altre persone 1,0 1,2 1,3 Coppie con figli con altre persone 2,3 2,4 1,9 Monogenitore con altre persone 0,5 0,6 0,6 Famiglie con due o più nuclei 1,3 1,2 1,2 TOTALE 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istat, Indagini multiscopo sulle famiglie: Aspetti della vita quotidiana; Famiglia, soggetti sociali e condizione dell infanzia; Famiglia e soggetti sociali.
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