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1 ESA Unità Didattica n _3 EFFETTI DELLE RADIAZIONI SULL UOMO E GRANDEZZE DOSIMETRICHE_3 A cura di MARIA_GUERRISI

2 UNITA 3: EFFETTI DELLE RADIAZIONI IONIZZANTI SULL UOMO E GRANDEZZE DOSIMETRICHE 3.1 Effetti delle radiazioni ionizzanti sull uomo Nelle cellule viventi, i raggi alfa, beta e gamma ionizzano o «eccitano» gli atomi e le molecole che incontrano lungo il loro percorso. Ambedue gli effetti comportano un trasferimento di energia, che può modificare la struttura chimica della materia irradiata. Questo processo può a sua volta provocare disturbi alle funzioni di cellule e organi, con eventuali effetti negativi sulla salute. Si distingue generalmente tra effetti acuti (danni precoci) ed effetti a lungo termine Le radiazioni possono provocare danni subito visibili sul corpo, ma anche indurre a lungo termine un cancro o modifiche della struttura genetica (malformazioni congenite). Per valutare i rischi per la salute dovuti all'irradiazione si sono quindi introdotte due unità di misura, ossia la dose agli organi (determinante per gli effetti acuti) e la dose efficace (determinante per lo sviluppo di tumori e per i danni a patrimonio genetico) La dose è l'unità di misura che valuta i rischi, per la salute, derivanti dalle radiazioni ionizzanti. 3.2 Il concetto di «dose» Gli effetti delle radiazioni ionizzanti si manifestano soltanto allorchè si verifica una cessione di energia al mezzo attraversato. In particolare il danno subito dai tessuti biologici è in relazione all'energia assorbita per unità di massa. Si definisce dose assorbita, D, il rapporto tra l'energia media ceduta dalle radiazioni ionizzanti alla materia in un certo elemento di volume e la massa di materia contenuta in tale elemento di volume. La dose assorbita si misura in Gray, Gy. Un Gray corrisponde all'assorbimento di un joule in un kg di materia (1 Gy = 1 J/kg). Spesso vi è interesse a riferirsi alla dose assorbita per unità di tempo, ovvero all'intensità o rateo di dose assorbita, che si misura in Gy.s -1, o più usualmente a qualche sottomultiplo di questa unità, come ad es. il mgy.h -1 Il grado di rischio derivante dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti non è però solo proporzionale alla dose assorbita, ma è anche strettamente legato al tipo di radiazione incidente e alla radiosensibilità dei vari organi e tessuti irradiati. Per tenere conto della diversa pericolosità delle radiazioni incidenti, si introduce il cosiddetto fattore di qualità della radiazione, Q. Si tratta di un parametro che tiene 2

3 conto della pericolosità delle varie radiazioni rispetto alla radiazione di riferimento (fotoni), cui viene assegnato per definizione un Q uguale a 1. Il prodotto della dose assorbita in tessuto, D, per il fattore di qualità, Q, prende il nome di equivalente di dose, H (H=QD). L unità di misura per l equivalente di dose agli organi (come d'altronde per la dose efficace, di cui si parlerà più avanti) è il sievert (Sv). Per i raggi gamma e beta vale l'equazione 1 Sv = 1 J/kg. Per altri tipi di radiazione, a parità d'energia ceduta il valore della dose in sievert supera quella della radiazione gamma in ragione del relativo fattore di qualità. Il sievert ha sostituito il rem (1 Sv = 100 rem), unità di misura in uso in passato. Le dosi piccole sono indicate in millisievert (1 Sv = 1000 msv) Nel caso dei fotoni e degli elettroni, Q=1 e la dose assorbita di un Gray corrisponde all'equivalente di dose di un Sv. Sulla base degli esiti degli studi epidemiologici e di radiobiologia si è osservato che, a parità di dose assorbita, le particelle alfa con energia di alcuni MeV, producono un danno biologico 20 volte maggiore dei fotoni. Pertanto, a queste particelle, è stato assegnato un Q=20. Anche i neutroni sono più pericolosi dei fotoni e si assume per essi un Q compreso tra 3 e 11 a seconda della loro energia. Quando la dose è dovuta a radiazioni di diverse energie, si introduce un valor medio del fattore di qualità che viene detto fattore di qualità efficace (Qeff). Una dose indicata in sievert tiene conto sia della quantità di energia ceduta al corpo irradiato, sia dei differenti effetti biologici dei vari tipi di radiazione considerati Si parla di intensità o rateo di equivalente di dose quando ci si riferisce all'equivalente di dose ricevuto nell'unità di tempo. Esso si esprime in Sv.s -1 o più comunemente in msv.h -1. Per tenere conto della diversa radiosensibilità dei diversi organi e tessuti del corpo umano per gli effetti stocastici, si introduce l'equivalente di dose efficace, E, somma degli equivalenti di dose medi nei diversi organi e tessuti (HT), ciascuno moltiplicato per un fattore di ponderazione (wt), che tiene appunto conto della diversa radiosensibilità degli organi irraggiati. I valori assunti nel D.Lgs. 230/95 per i wt sono i seguenti: 0,25 per le gonadi, 0,15 per le mammelle, 0,12 per il midollo osseo rosso e per il polmone, 0,03 per la tiroide e per le superfici ossee, 0,06 per ciascuno dei rimanenti 5 organi più irraggiati. Anche l'equivalente di dose efficace, per mezzo del quale si stabiliscono i limiti per le esposizioni non omogenee, si esprime in Sv. 3

4 Nel caso dell'introduzione di radionuclidi nel corpo umano (contaminazione interna) si deve tener conto che l'irraggiamento si protrarrà fin quando il radionuclide introdotto è presente nel corpo. La dose ricevuta da un certo organo o tessuto in tale periodo prende il nome di equivalente di dose impegnata. Nel caso dei lavoratori il calcolo della dose impegnata viene effettuato cautelativamente su un periodo di 50 anni a partire dall'introduzione. 3.3 Danni da Radiazioni Ionizzanti Una classificazione dei danni prodotti dalle radiazioni ionizzanti sull'uomo distingue due categorie principali principali: a) danni deterministici (somatici); b) danni stocastici (somatici e genetici) Si dicono somatici i danni che si manifestano nell'individuo irradiato, genetici quelli che si manifestano nella sua progenie Danni somatici deterministici Per danni deterministici s'intendono quelli in cui la frequenza e la gravità variano con la dose e per i quali è individuabile una dose-soglia. In particolare, i danni deterministici: a) compaiono soltanto al superamento di una dose-soglia caratteristica di ogni effetto b) il superamento della dose-soglia comporta l'insorgenza dell'effetto in tutti gli irradiati, sia pure nell'ambito della variabilità individuale c) il periodo di latenza è solitamente breve (qualche giorno o qualche settimana); in alcuni casi l'insorgenza è tardiva (qualche mese, alcuni anni); d) la gravità delle manifestazioni cliniche aumenta con l'aumentare della dose. Un organo irradiato subisce danni acuti soltanto se la dose assorbita supera il valore soglia. Nel caso di un'irradiazione di breve durata (ossia di qualche ora) di organi sensibili, tale valore si situa attorno a 0,5 Sv. Se l'irradiazione dura più a lungo (giorni, settimane), la soglia è più alta: così, per esempio, un'irradiazione di breve durata dell'occhio può provocare un offuscamento del cristallino già a partire da ca. 2 Sv. Se invece l'irradiazione si protrae per 40 anni, sono necessari ca. 10 Sv per produrre lo stesso effetto. La quantità di dose agli organi determina la gravità di un danno acuto. Tali danni acuti occorrono generalmente solo in seguito a gravi incidenti. Se ad essere irradiato è tutto il corpo umano, i primi effetti valutabili come sintomi di un'insorgente malattia da irradiazione sono costituiti da affanno, vomito e modifiche del quadro ematologico. Nel caso di un'irradiazione di breve durata da raggi gamma 4

5 con una dose tra 4 e 5 Sv, per esempio, tutte le persone colpite si ammalano, nel 50% dei casi con esito letale. L esposizione a una dose tra 7 e 8 Sv causa quasi sicuramente la morte, a meno che la persona colpita non sia sottoposta a cure mediche intensive. I bambini e i feti sono più sensibili alle radiazioni degli adulti. A lungo termine, inoltre, dosi elevate possono provocare anche il cancro e danni alla struttura genetica. Obiettivo primario della radioprotezione è la tutela della popolazione da danni acuti in caso d'incidenti gravi. Per questo motivo le dosi limite stabilite dalla legge hanno valori nettamente inferiori al valore soglia e le misure di protezione da adottare si riferiscono a tali valori limite Danni stocastici (o probabilistici) Per effetti stocastici(o probabilistici) si intendono invece effetti che non mostrano un soglia di dose al di sotto della quale sicuramente essi non compaiono, ma la cui probabilità di verificarsi (ma non la cui gravità) dipende dalla dose assorbita. Per i soli scopi della radioprotezione e delle stime del rischio, si ipotizza una relazione lineare fra la dose assorbita e la probabilità dell effetto. Gli effetti stocastici possono essere di tipo somatico (tumori solidi, leucemie) oppure di tipo genetico (mutazioni geniche, alterazioni cromosomiche). Gli effetti stocastici producono danni tardivi. Dosi limitate, come quelle prodotte dalle radiazioni di origine naturale nell'ambiente o quelle causate dalle applicazioni della diagnostica medica non producono danni acuti. Esse possono tuttavia avere effetti nocivi tardivi. L insorgere del cancro o modifiche della struttura genetica, per esempio, possono verificarsi anche a distanza di molti anni da un'irradiazione. In effetti, in questi casi si assume che non esista una «dose soglia»: qualunque dose, per quanto piccola, può provocare dei danni, anche se con una probabilità minima. La probabilità di danno aumenta con l'aumentare della dose. Non è pertanto possibile affermare che una determinata dose è innocua se inferiore a un certo valore e pericolosa se lo supera. Ecco perché uno dei principi fondamentali della radioprotezione prescrive quanto segue: le dosi vanno mantenute al livello più basso ragionevolmente ottenibile (ALARA, «as low as reasonably achievable»). Per valutare gli effetti di una dose si sommano tutte le dosi assorbite durante un determinato periodo di tempo (p. es. un anno). Cancro e modifiche genetiche possono essere indotti anche da piccole dosi. La dose indica la probabilità che questo accada Relazione tra dose efficace e insorgenza del cancro e di danni al patrimonio genetico Gli organi e i tessuti del corpo umano sono più o meno sensibili alle radiazioni. Il rischio di sviluppare un cancro è particolarmente elevato per il midollo osseo rosso, i polmoni, lo stomaco e l'intestino. L irradiazione delle gonadi è decisiva per il 5

6 verificarsi di danni al patrimonio genetico. Se unicamente singoli organi ricevono una determinata dose, il rischio di cancro è più limitato che nel caso in cui tutto il corpo riceve la stessa dose. Se l'irradiazione (per esempio da prodotti di decadimento del radon) colpisce solo i polmoni, il rischio di cancro è ca. 8 volte minore che se ne fossero colpiti tutti gli organi del corpo. Nel caso di un'irradiazione totale del corpo, i polmoni contribuiscono per il 12% al rischio di cancro. La stessa quota vale anche per lo stomaco, l'intestino e il midollo osseo rosso. Per poter paragonare le irradiazioni parziali e quelle totali del corpo umano in rapporto ai rischi che comportano, si calcola la dose efficace, nel modo seguente: le dosi assorbite dai singoli organi irradiati vengono moltiplicate con il relativo fattore di ponderazione, il quale tiene conto della sensibilità all'irraggiamento e quindi del rischio dell'organo di sviluppare un cancro o di subire danni genetici. I valori così calcolati sono poi sommati. Il valore ottenuto misura il rischio complessivo di una persona esposta a radiazioni di sviluppare un cancro o di subire danni al patrimonio genetico. Tiene conto della quantità di energia ceduta, del tipo di radiazione, della diversa sensibilità degli organi colpiti e quindi anche della distribuzione dell'irradiazione nel corpo. La dose efficace tiene conto anche della diversa sensibilità degli organi alle radiazioni per quanto riguarda la possibilità di sviluppare un cancro e di subire danni al patrimonio genetico. 3.4 Irradiazione esterna e interna Un eventuale danno al corpo umano prodotto da un'irradiazione dipende anche da vari fattori. In particolare le radiazioni possono colpire il corpo dall'esterno o dall'interno. Si parla di dosi da irradiazione esterna o interna. Irradiazione esterna: L irradiazione esterna può essere paragonata ali'irraggiamento a scopi diagnostici con raggi X. Il corpo viene irradiato ma non emette nessuna radiazione. All'irradiazione esterna del corpo umano contribuiscono per esempio le radiazioni cosmiche provenienti dallo spazio e i raggi gamma emessi dai radionuclidi del suolo terrestre (radiazione terrestre). In entrambi i casi, gli organi sono irradiati tutti più o meno nella stessa misura: le dosi ai singoli organi sono all'incirca uguali. La radiazione terrestre e quella cosmica danno luogo a un'irradiazione esterna. Irradiazione interna: Un'irradiazione interna avviene quando s'incorporano sostanze radioattive presenti nell'aria o nel cibo, tramite la respirazione o attraverso l'alimentazione. Tali sostanze possono essere assorbite dal corpo e rimanervi fino a disintegrarsi (irradiando quindi le cellule), oppure essere espulse per via metabolica prima che la loro disintegrazione sia compiuta. Per esempio, il corpo umano espelle il cesio assorbito con un tempo di dimezzamento di circa tre mesi. L irradiazione interna può colpire in particolar modo determinati organi. Così, per esempio, il fatto di respirare 6

7 aria carica di radon e soprattutto dei suoi prodotti di decadimento radioattivi provoca l'irradiazione degli organi respiratori. Il cesio fuoriuscito dalla centrale di Cernobyl, invece, è stato all'origine di un'irradiazione in tutto il corpo, mentre la radiazione emessa dallo iodio radioattivo colpisce soprattutto la tiroide. Il fatto di respirare aria carica di radon e dei suoi prodotti di decadimento provoca prevalentemente una dose ai polmoni. Per poter calcolare la dose dovuta a un'irradiazione interna è necessario conoscere la radioattività dei radionuclidi incorporati, cioè assorbiti dal corpo umano. 3.5 Principi base della Radioprotezione La radioprotezione è indirizzata principalmente a due categorie di popolazione: lavoratori esposti e pazienti e si concretizza in una serie di procedure che vengono effettuate sotto la responsabilità dei datori di lavoro e affidate a due figure professionali: il medico autorizzato e l'esperto qualificato. a) lavoratori esposti: persone sottoposte, per l'attività che svolgono, ad un'esposizione che può comportare dosi di irradiazioni superiori ai limiti fissati per le persone del pubblico (dose globale > 1 msv/anno) I lavoratori esposti vengono classificati dall'esperto qualificato in: Categoria A: Rischio di superare, in un anno solare, la dose di 6 msv per esposizione globale Categoria B: Lavoratori suscettibili di esposizini superiori a quelle dei non esposti, ed inferiore a quella dei lavoratori della categoria A Un mezzo di protezione fondamentale è rappresentato dal dosimetro che viene sempre portato dal lavoratore esposto, e letto a determinate scadenze temporali per misurare la dose di radiazione assorbita. I film-badge sono i dosimetri più diffusi e contengono una pellicola radiografica la cui lettura, in rapporto all'annerimento, offre una stima della dose assorbita. Il personale che si trova a lavorare in ambienti in cui sono utilizzate le radiazioni ionizzanti deve conoscere e rispettare le norme di radioprotezione: tali norme vengono proposte ed affisse alle pareti tramite appositi cartelli a) Pazienti: tutti coloro che si sottopongono ad indagini radiologiche, di medicina nucleare oppure a radioterapia oncologica. Il paziente deve essere protetto il più possibile durante l'esecuzione degli esami radiografici e non devono essere effettuati esami inutili ai fini diagnostici 7

8 Misure di radioprotezione per il paziente Diaframmare il fascio radiogeno Impiegare brevi tempi di radioscopia Schermare le gonadi Allontanare gli accompagnatori del paziente dalla sala diagnostica Informarsi sull'eventualitàdi una gravidanza (regola dei 10 giorni) La protezione si concretizza in una serie di procedure che vengono effettuate sotto la responsabilità dei datori di lavoro e affidate a due figure professionali: il medico autorizzato e l'esperto qualificato. Inoltre, Le attività che comportano esposizione alle radiazioni ionizzanti debbono essere preventivamente giustificate e periodicamente riconsiderate alla luce dei benefici che da esse derivano, secondo i seguenti tre principi: Giustificazione Esempio: Un esame radiologico è giustificato se apporta al paziente un beneficio reale rispetto al rischio ipotetico del danno da radiazioni ionizzanti. Ottimizzazione Le esposizioni alle radiazioni ionizzanti debbono essere mantenute al livello più basso ragionevolmente ottenibile, tenuto conto dei fattori economici e sociali. Limitazione delle dosi La somma delle dosi ricevute non deve superare i limiti prescritti per gruppo di popolazione 8

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