INTRODUZIONE ALLA BIBBIA E AL PENTATEUCO. Anno Accademico

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1 INTRODUZIONE ALLA BIBBIA E AL PENTATEUCO Anno Accademico

2 Obiettivo del corso Il corso vuole fornire una conoscenza generale della Bibbia e dei libri che compongono il Pentateuco. Programma 1) Introduzione generale alla Bibbia a) Composizione della Bibbia; b) Breve panoramica della storia biblica. 2) Il Pentateuco a) Introduzione generale ed accenno alle problematiche della sua composizione; b) Studio del contenuto dei singoli libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.

3 BIBLIOGRAFIA Introduzioni alla Bibbia: - Tábet, M., Introduzione generale a"a Bibbia, (Cinise"o Balsamo, 1998); - Zenger, E. (ed.), Introduzione a"'antico Testamento, (Brescia, 2005). Introduzioni al Pentateuco: - S k a, J. L., In t r o d u z i o n e a l l a l e t t u ra d e l Pentateuco, (Roma, 1998); - Garcìa Lopez, F., Il Pentateuco. Introduzione a"a lettura dei primi cinque libri de"a Bibbia, (Brescia, 2004).

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5 ESAME L'esame sarà scritto per tutti. Prevederà un questionario di cinque domande sul corso svolto es. Cosa sono i manoscritti di Qumran? Il coefficiente numerico di ogni domanda è di 2 punti. Non abbiate paura, bastano gli appunti e le dispense.

6 INTRODUZIONE GENERALE ALLA BIBBIA La parola «Bibbia» deriva dal greco biblía, che significa «libri», e la forma al plurale richiama l'attenzione sul fatto che la Bibbia, sia quella ebraica che quella cristiana, non è un singolo volume ma una raccolta di libri, una specie di «biblioteca nazionale», non sganciati l'uno dall'altro, ma collegati tra loro. L'AT (le Scritture ebraiche), ha raggiunto la sua forma attuale attorno al 1000 a. C., mentre gli ultimi libri del NT sono stati accettati come autorevoli attorno al 100 d. C. Il riconoscimento religioso ufficiale, tuttavia, è venuto molto più tardi. L'insieme dei libri che compongono l'at ed il NT è molto diversificato. La maggior parte dei libri nel corso del loro lungo periodo di trasmissione sono passati attraverso un complesso processo di revisione, interpretazione, reinterpretazione, adattamento ed ampliamento. La critica biblica ci aiuta a dipanare questo processo, ma le conclusioni a cui arrivano gli studiosi spesso rimangono pure ipotesi.

7 L'AT è costituito da 24 libri (canone ebraico) divisi in tre categorie: la Legge (la Torah), i Profeti e gli Scritti. Alcuni dei libri storici sono divisi in due (1-2 Re), dando così un totale di 39 libri. Questi libri sono: - La Torah, che comprende cinque libri (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio). - I Profeti, costituiti da 21 libri, compresi Giosuè, 1 e 2 Re, Isaia e Malachia. - Gli Scritti, costituiti da 13 libri, compresi Rut, 1 e 2 Cronache e i Salmi. Il NT è costituito da 27 libri che si possono dividere in: - Libri storici: i quattro Vangeli e gli Atti degli Apostoli. - Epistole, o lettere scritte da Paolo, Pietro, Giovanni e altri ancora. - Letteratura apocalittica, costituita da un unico libro, l'apocalisse.

8 IL TESTO DELLA BIBBIA La Bibbia è una raccolta di libri scritti in tempi diversi e da molti autori. Attualmente non esiste nessuno dei manoscritti originali. Gli studiosi hanno sempre cercato di trovare il testo più antico e più affidabile della Bibbia. È chiaramente di vitale importanza che i cristiani possano leggere personalmente ciò che gli autori dei diversi libri hanno realmente scritto, o perlomeno con il minor numero possibile di divergenze. Il testo dell'antico Testamento La più antica traduzione delle Scritture ebraiche è quella dei Settanta (LXX), che è la traduzione dall'ebraico al greco fatta per i Giudei sparpagliati in tutto il mondo di lingua greca che non conoscevano più l'ebraico. Questa traduzione è stata poi la base per molte altre traduzioni, in modo particolare per l'importante versione latina, detta Volgata, fatta da S. Girolamono nel 382 d. C.

9 Le traduzioni delle Scritture ebraiche direttamente dal testo ebraico erano generalmente basate sulla versione masoretica. I Masoreti erano un gruppo di studiosi ebrei attivi tra il 500 ed il 1000 d. C. che hanno aggiunto le vocali al testo ebraico, che fino allora scriveva solo le consonanti. Per rispettare la santità del testo antico, gli studiosi masoreti hanno aggiunto dei segni sotto e sopra la riga di scrittura in modo da non interferire con il testo scritto. L'affidabilità del lavoro dei masoreti può essere verificata mediante un confronto con alcuni rotoli del Mar Morto (Qumran). Tale confronto non può che aumentare il nostro rispetto per l'affidabilità degli altri testi ebraici, molto più antichi, di cui disponiamo. Il testo del Nuovo Testamento Esistono ancora migliaia di manoscritti greci del NT. I più antichi manoscritti praticamente completi risalgono al 4 e 5 secolo d. C. Esistono inoltre frammenti su papiro del 2 e del 3 secolo d. C. Altri manoscritti sono su pergamena e sono tutti rilegati a forma di libro (i codici). I codici contengono un testo continuo scritto sotto forma di «onciali» (lettere maiuscole) o di «minuscole». In questi codici non ci sono spazi tra le parole, nessun segno di punteggiatura e nessuna divisione in capitoli e versetti. Gli onciali più importanti sono il Codex Sinaiticus e il Codex Vaticanus del quarto secolo d. C. Il Codex Bezae contiene sia il testo greco che quello latino dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli. Il frammento più antico di un manoscritto su papiro è un breve passo di Giovanni 18, pubblicato nel 1935; il frammento è stato datato al 135 d. C. Ma come si è formato il testo biblico?

10 LA FORMAZIONE DEL TESTO BIBLICO I testi biblici per un lungo periodo vennero tramandati oralmente di padre in figlio, di clan in clan: l'anziano della tribù o il padre di famiglia raccontava e insegnava le tradizioni dei padri. Il testo biblico è stato poi messo per iscritto a partire dal 1000 circa a. C. quando alla corte del re Davide inizia la raccolta della tradizione orale. (La tradizione è la trasmissione in forma orale o scritta, di generazione in generazione, de"a storia e de"e usanze di un popolo). Pertanto, il processo di formazione biblico ha avuto le seguenti tappe: 1. Gli avvenimenti: si è fatto memoria degli interventi di Dio nella storia dell'uomo; 2. La tradizione orale: si sono tramandati oralmente gli eventi; 3. Le fonti scritte: alcuni fatti sono stati subito trascritti su tavolette di pietre e d'argilla; 4. La redazione: sono state raccolte e trascritte le tradizioni orali e le fonti. Per la redazione del testo sacro venivano utilizzati il papiro e la pergamena. I fogli di pergamena, come pure quelli di papiro, erano cuciti insieme e andavano a formare lunghi nastri arrotolati poi su piccoli bastoni di legno. Ecco, dunque, l'origine dei rotoli della Bibbia, sui quali i testi erano scritti in colonne parallele.

11 IL QUADRO LETTERARIO DELLA BIBBIA La Bibbia è un'opera letteraria di straordinario valore, è la testimonianza scritta della Storia de"a Salvezza: una Storia con la lettera maiuscola scritta da molti autori, con diversi generi letterari e in diverse lingue. Gli autori che hanno lavorato alla redazione dei testi biblici sono stati ispirati da Dio, l'unico e autentico autore della Bibbia (Ispirati si dice di coloro che hanno ricevuto una ispirazione, cioè su&erimenti particolari infusi nel cuore e ne"a mente). Nel testo biblico, infatti, ci sono due componenti: la Parola di Dio e la mano materiale dell'uomo. Dio non ha scritto né dettato il testo, ma si è servito di alcuni uomini, gli agiografi (sono gli autori di testi sacri o de"a vita dei santi. Il termine deriva dal greco hágios che significa santo e da graphé che significa scrittura), che ha scelto perché mettessero per iscritto le opere da Lui compiute; li ha assistiti perché si esprimessero secondo la sua Volontà. I generi letterari, cioè le diverse modalità di racconto presenti nel testo biblico, dipendono dall'opera degli agiografi, che hanno usato diverse forme di linguaggio comunicativo: Mitico: racconti fantastici e leggendari. Si tratta della narrazione idealizzata riguardante l'origine del mondo o le gesta di divinità e di eroi. Il racconto mitico può contenere le convinzioni religiose e i valori di un popolo antico. Storico: resoconti di fatti realmente accaduti. Giuridico: leggi e norme di vita. Poetico: canti e preghiere. Sapienziale: proverbi e insegnamenti. Profetico: esortazioni e annunci.

12 Gli agiografi hanno scritto secondo il lingua g gio tipico della cultura mediorientale. Le lingue utilizzate sono: l'ebraico, il greco e l'aramaico. L'A. T. è stato scritto quasi tutto in ebraico; solo alcuni libri sono in greco e pochissimi brani in aramaico. L'ebraico era la lingua dei colti, usata per scrivere i documenti ufficiali. L'aramaico, invece, era una sorta di dialetto usato nella vita di tutti i giorni, anche da Gesù. Il N. T. è stato scritto in greco, ma non quello classico usato a corte e dai dotti, bensì quello della koinè: il greco parlato dalla gente comune.

13 I Manoscritti di Qumran

14 Qumran Qumran e' una località sulla sponda occidentale del Mar Morto, situata sulle pendici rocciose del Deserto di Giuda.

15 Gli Esseni Gli Esseni di Qumran erano una comunità di monaci ebrei, il cui monastero venne abbandonato nel 68 d. C. a causa dell'avanzata delle legioni romane. Avevano rituali di purificazione. Produssero i Manoscritti ritrovati.

16 1947: Il ritrovamento Nella primavera del 1947, un giovane pastore beduino, Muhammed adh-dhib, mentre rincorreva una capra del suo gregge, lanciando pietre colpì l'apertura di una grotta da cui scaturì uno strano suono. Il giorno dopo si arrampicò e nella grotta trovò una serie di giare nelle quali vi erano conservati rotoli di pergamena avvolti nel lino.

17 L'inizio della ricerca e degli scavi Alcuni di questi rotoli vennero venduti dai beduini al mercato di Betlemme. Fortunatamente giunsero nelle mani di esperti studiosi. Iniziò così la campagna di scavi che nel 1956 portò alla scoperta di undici grotte. In esse trovarono testi della Bibbia, le regole della comunità di Qumran e gli inventari.

18 Oltre ai manoscritti dell' A. T., e' stato ritrovato un frammento di papiro che sembra riportare il Vangelo di Marco. (70 d. C.) Il ritrovamento di questi documenti ha dato un enorme contributo agli studi biblici e archeologici.

19 IL CANONE E LE CITAZIONI BIBLICHE I libri che costituiscono la Bibbia sono detti canonici, cioè appartenenti al canone. Il canone (dal greco kanon = misura, elenco, indicava la canna che il falegname usava per misurare) è l'elenco dei libri che la Chiesa riconosce come ispirati da Dio e, quindi, autentici. Apocrifi sono quei libri che non rientrano nel canone perché non ispirati da Dio. I criteri sono la storicità, l'origine apostolica, la storia e l'importanza delle comunità coinvolte, la conformità alla norma di fede, la fortuna.

20 LA BIBBIA EBRAICA La Bibbia ebraica (per i cristiani l'a. T.) contiene tre generi principali di letteratura: materiale narrativo compresa la Torah, libri profetici e libri sapienziali compresi quelli di poesia e di canti. I libri che costituiscono la Bibbia ebraica e, con importanti varianti nell'ordine in cui sono elencati, l'a. T., sono stati composti su un arco di tempo di circa 900 anni. Questi libri si possono dividere in tre generi diversi di letteratura: I libri narrativi: I primi 17 libri delle Scritture ebraiche, da Genesi ad Ester, sono in larga misura narrativi. I primi cinque di questi (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) occupano un posto tutto speciale nelle Scritture ebraiche. Sono chiamati la Torah (Legge) o il Pentateuco e contengono la storia dell'esodo degli ebrei dalla schiavitù in Egitto e del loro viaggio verso la terra promessa di Canaan. Durante questo viaggio gli Israeliti hanno ricevuto da Dio il dono più prezioso, la Legge. I libri profetici: Nella tradizione ebraica questi libri sono chiamati i «Profeti posteriori»; i «Profeti anteriori» sono i libri di Giosuè, Giudici, Samuele e Re. I Profeti posteriori sono i libri di Isaia, Geremia ed Ezechiele (i «Profeti maggiori») assieme ad altri dodici «Profeti minori», da Osea a Malachia. La tradizione cristiana, che segue il canone della LXX, tra i Profeti posteriori inserisce pure il libro di Daniele. Anche se questi libri vanno sotto il nome di uno specifico profeta, la maggior parte sono stati messi insieme dai discepoli del profeta e non scritti dal profeta stesso. Composti tra il 9 e il 3 secolo a. C., questi libri contengono preziose informazioni storiche circa periodi molto diversi della storia d'israele.

21 La letteratura sapienziale: Questo genere di letteratura comprende tra l'altro i detti sa gaci, concisi e istr uttivi che costituiscono il libro dei Proverbi. Per loro natura i proverbi sono detti che la gente ricorda facilmente per lungo tempo e sono stati tramandati di generazione in generazione. Altri libri sapienziali, come Giobbe e Qoelet, trattano invece argomenti molto più impegnativi, compresi il significato e la futilità della vita, del male e della sofferenza. Gesù ha riconosciuto l'esistenza di queste autentiche Scritture ebraiche quando parlava de «la Legge e i Profeti». Anche negli scritti giudaici successivi si parla di questa triplice divisione della Legge, dei Profeti e degli Scritti.

22 I SETTANTA Per la fine del 4 secolo a. C. la lingua greca era già diventata il principale mezzo di comunicazione in gran parte del mondo conosciuto. Nelle comunità giudaiche, sparse dappertutto nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente, erano ben pochi quelli che parlavano l'ebraico, per cui intere comunità non erano capaci di leggere le proprie Scritture. Di fronte a questa realtà si sentì il bisogno di tradurre le Scritture ebraiche in greco. Questo lavoro è cominciato nel 3 secolo a. C. La traduzione greca: Da Gerusalemme venne inviato un manoscritto ebraico ad Alessandria d'egitto, e Tolomeo II ( a. C.) ordinò la traduzione del Pentateuco in greco. Questa traduzione, che va sotto il nome dei Settanta, nei due secoli successivi fu poi estesa al resto delle Scritture ebraiche. Una volta terminata, nel giudaismo si sono sviluppati due atteggiamenti nei confronti della traduzione: 1) Alcuni, specialmente tra i Giudei che vivevano ancora in Palestina, ritenevano che la traduzione fosse troppo libera e in seguito si sono impegnati a rivederla per renderla maggiormente fedele al testo ebraico. 2) Altri, tra quelli che vivevano nella Diaspora, erano del parere che anche la traduzione greca fosse stata ispirata dal cielo, e mettevano i Settanta sullo stesso piano del testo ebraico. Questo gruppo non avvertì nessuna necessità di rivedere i Settanta, perché quella versione parlava con autorità divina.

23 Il valore dei Settanta: La versione dei Settanta comprende alcuni scritti che non si trovano nelle Scritture ebraiche tradizionali, più alcune traduzioni da originali scritti in aramaico ed altre opere composte in greco. Questi sono detti «Deuterocanonici», una raccolta di libri del periodo intertestamentario che sono accettati dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, mentre sono ritenuti «Apocrifi» e non sono accettati dagli Ebrei e dalle Chiese protestanti. Per cui, ad esempio, i libri di Tobia, Giuditta, Sapienza (di Salomone), Siracide, Baruc, Lettera di Geremia, 1 e 2 Esdra e 1 e 2 Maccabei sono inclusi nei Settanta ma non nella Bibbia ebraica. La versione dei Settanta ha inoltre abbandonato la triplice divisione della Bibbia ebraica in Legge, Profeti e Scritti e presenta notevoli differenze nell'ordine in cui i libri sono elencati. I Settanta hanno esercitato una notevole influenza sul cristianesimo primitivo. Dato che per le comunità giudaiche di lingua greca era l'unica versione delle Scritture a loro disposizione, questa è stata comunemente usata anche dalle comunità cristiane. Quando nel N. T. vengono citate le Scritture ebraiche, le citazioni vengono quasi invariabilmente dai Settanta.

24 IL CANONE EBRAICO È importante fare distinzione tra l'effettiva composizione dei libri e la loro successiva accettazione nella Bibbia ebraica come scritture autorevoli. Per molti libri tra queste due fasi è trascorso parecchio tempo; alcuni sono stati accettati abbastanza presto, mentre altri sono stati in forse sino alla fine. La superiorità del Pentateuco per la fede ebraica era già riconosciuta ai tempi di Esdra nel 5 secolo a. C., quando molti Ebrei tornarono in Israele dall'esilio babilonese. Qualche tempo dopo questo periodo, anche i libri dei Profeti, che comprendevano Giosuè e i libri storici, furono comunemente accettati, mentre erano rifiutati dai Samaritani, un disprezzato ramo collaterale del giudaismo, i quali riconoscevano come autorevole unicamente la Legge. Si è dovuto arrivare al 1 secolo d. C. perché gli Scritti, costituiti da 11 libri redatti in ebraico, fossero finalmente accettati come scrittura autorevole, anche se questa parte della Bibbia ebraica è sempre stata considerata subordinata alla Torah e ai profeti l'autenticità degli Scritti era ancora messa in dubbio nelle discussioni tra i rabbini nei primi secoli dopo Cristo.

25 All'accettazione di certi libri come Scrittura autorevole hanno contribuito diversi fattori tra cui: 1. La tradizione secondo la quale un dato libro poteva essere fatto risalire a Mosè. I libri del Pentateuco erano chiamati «libri di Mosè»; 2. Il fatto che un libro potesse o no essere legato ad uno dei profeti ebrei comunemente riconosciuti; 3. Il fatto che un libro a vesse o no un carattere di autorevolezza spirituale; 4. Il fatto che fosse o non fosse conservato nel Tempio di Gerusalemme e perciò considerato sacro. 5. A tutto ciò si aggiunga l'opinione di autorevoli maestri e capi religiosi. I rabbini che insegnavano a Jamnia attorno al 90 d. C. sono comunemente ritenuti i responsabili della scelta definitiva dei libri inclusi nella Bibbia ebraica. Questi hanno escluso tutti i libri che erano stati scritti in greco, anche se avevano una larga diffusione tra i Giudei di lingua greca. I libri che sono stati esclusi sono poi stati catalogati tra i Deuterocanonici.

26 IL NUOVO TESTAMENTO La Chiesa ha impiegato molto tempo per decidere quali libri dovevano essere inclusi nel N. T. L'accordo sul canone definitivo in linea di massima è stato raggiunto verso la metà del 4 secolo, ma alcuni punti sono rimasti controversi ancora per diversi decenni. L'accordo definitivo riguardo a quali libri dovevano entrare a far parte del N. T. è stato raggiunto in diverse fasi. Prima fase: Le lettere inviate alle varie Chiese verso la metà del primo secolo da alcuni apostoli sono state raccolte e fatte circolare da una Chiesa all'altra, mentre le lettere di Paolo sono state messe assieme in un'altra raccolta. La lettera agli Efesini potrebbe essere stata un'introduzione generale premessa a questa raccolta, poiché presenta una sintesi di tutti i più importanti insegnamenti di Paolo. Seconda fase: Le tradizioni orali riguardo a Gesù erano molto apprezzate e, a tempo debito, molte di queste sono state incluse nei quattro Vangeli scritti. Queste opere sono state molto spesso citate a partire dalla metà del II secolo in poi, il che è indice della grande stima di cui godevano nella comunità cristiana. Attorno a questo periodo i cristiani hanno cominciato a far uso dei codici, che hanno avuto una notevole influenza sulla formazione del canone: i quattro Vangeli si potevano facilmente raccogliere in un unico codice, e questo ha contribuito ad escludere altri racconti paralleli, che circolavano in notevole quantità.

27 IL NUOVO TESTAMENTO Terza fase: Il Nuovo Testamento pubblicato dall'eretico Marcione, nel 140 d. C., conteneva la maggior parte del Vangelo di Luca e 10 lettere di Paolo, contrariamente ad una raccolta più ampia di libri che circolava già diffusamente nella Chiesa. Quarant'anni più tardi Ireneo, un importante esponente della Chiesa, elencava la maggior parte dei libri che sarebbero poi stati inclusi nel canone del Nuovo Testamento e attribuiva loro la stessa autorità accordata ai libri delle Scritture ebraiche. Quarta fase: L'elenco di libri del Frammento Muratoriano (c. 190 d. C.) comprendeva i quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, 13 lettere di Paolo, le lettere di Giovanni e di Giuda, e l'apocalisse mentre lasciava fuori la lettera agli Ebrei, quella di Giacomo e le due lettere di Pietro. Clemente di Alessandria (morto nel 215 d. C.) includeva la lettera agli Ebrei, mentre Eusebio (morto nel 340 d. C.) nutriva dei dubbi riguardo al valore dell'apocalisse. Anastasio, un esponente della Chiesa orientale molto stimato, elencava i 27 libri che sono poi stati inclusi definitivamente nel canone del Nuovo Testamento e questo elenco è stato accettato come autorevole della sua Chiesa, così come ha fatto qualche anno più tardi la Chiesa occidentale. La questione è stata definitivamente chiusa nel 397 dal Concilio di Cartagine che ha decretato che nella liturgia pubblica era vietata la lettura di qualsiasi libro che non fosse incluso tra i 27 libri del canone. La scelta definitiva: La definizione di un canone ufficialmente autorizzato è stata la principale difesa della Chiesa contro le opinioni spesso persuasive degli eretici. Tra i criteri adottati per decidere quali libri erano canonici citiamo: la paternità dell'opera attribuita ad un apostolo, l'affidabilità della testimonianza resa dal libro a Gesù Cristo, l'ampia concordanza tra le chiese circa il valore spirituale dei libri. Al tempo della Riforma, Martin Lutero tradusse in tedesco tutti i libri dell'a. T. e del N. T., relegando però i libri Deuterocanonici, assieme a Giuda, Giacomo, Ebrei e Apocalisse, in un'appendice. Questo precedente non è stato seguito dalle Chiese luterane moderne.

28 TRADUZIONE DELLE SCRITTURE Dopo le primissime traduzioni della Bibbia, prima in greco e poi in latino, nel 16 secolo è cominciato il lavoro di traduzione in tutte le principali lingue europee e in altre ancora. Qualsiasi traduzione della Bibbia è un'interpretazione. Non esistono manoscritti originali ai quali il traduttore possa fare riferimento. Anche i più antichi testi disponibili danno adito a diverse traduzioni, o interpretazioni, di singole parole, frasi o interi passi. Gli studiosi aprono in continuazione nuove possibilità. I traduttori sono sempre costretti a prendere decisioni sulla base delle informazioni disponibili. Questo è uno dei motivi che spiegano perché esistano così tante traduzioni diverse. Le prime traduzioni: Molto tempo prima che fossero definiti i canoni sia dell'a. T. come del N. T., erano già state fatte traduzioni in altre lingue. Le più importanti sono quelle dei Settanta (dall'ebraico al greco), la Peshitta (dall'ebraico al siriano) e la Volgata (dall'ebraico al latino). Le traduzioni in inglese: La traduzione della Bibbia in inglese è in gran parte dovuta al lavoro di William Tyndale ( ). La concorrenza tra la Bibbia dei vescovi e la Bibbia di Ginevra ha indotto il re Giacomo I a commissionare la Versione Autorizzata della Bibbia, pubblicata nel La versione riveduta del 1881 ha cercato di aggiornare la Versione Autorizzata, e la Versione Standard Riveduta del 1952 ha eliminato alcuni arcaicismi. La Bibbia di Gerusalemme, usata dai cattolici, è stata pubblicata nel 1966, mentre la New English Bible, pubblicata nel 1961, è stata riveduta nel 1989 e pubblicata con il titolo di Revised English Bible.

29 LA CRITICA BIBLICA La critica biblica è l'esame e lo studio dei libri della Bibbia con gli strumenti messi a disposizione dalla ricerca storica, dall'archeologia, dalla paleontologia e dalla linguistica. Parte dalla premessa che la Bibbia è una raccolta di libri appartenenti a vari generi letterari, scritti per scopi diversi da autori a volte conosciuti e nella maggior parte dei casi sconosciuti. La critica biblica utilizza gli strumenti disponibili per cercar di capire ciò che gli autori originali intendevano dire. L'Antico Testamento: Il critico biblico si occupa di questioni quali la paternità di un libro, la data di composizione, le modifiche apportate in seguito al testo e le tendenze e influenze dottrinali che si possono scorgere nel testo. I primi critici biblici, nel 17 secolo, sono stati alcuni studiosi cattolici, come Jean Astruc, che hanno fatto notare che il libro della Genesi è una compilazione di diversi documenti precedenti più che un libro unitario. L'approccio critico classico all'a. T. è stato inaugurato nel 19 secolo da Graf e Wellhausen quando hanno dimostrato che i libri del Pentateuco non potevano essere stati scritti da Mosè, come si pensava comunemente. Nello stesso tempo, l'archeologia dimostrava molte somiglianze tra la religione degli Israeliti e quella di altre culture. La critica delle fonti: Un analogo metodo di critica è stato poi esteso al N. T., in particolare ai quattro Vangeli. A tutti era evidente che i Vangeli sinottici avevano molto materiale in comune, ma come si spiegava la cosa? L'analisi dei rapporti fra i diversi autori è stata chiamata «la critica delle fonti». La critica più recente ha mostrato la tendenza a concentrarsi sulla Bibbia come un'opera di letteratura. Anziché cercare di ricostruire lo sviluppo storico del testo, si è posto l'accento sullo stile e sulle tecniche narrative presenti nel testo. La Bibbia deve essere compresa per quello che c'è nel testo, non per ciò che è al di fuori. La critica delle forme: Negli anni 1920 e 1930 molti studiosi tedeschi, rimasti delusi dalla critica delle fonti, hanno cercato di scoprire in che modo il materiale presentato era stato manipolato negli anni in cui era circolato di bocca in bocca nella comunità cristiana primitiva. Hanno quindi supposto che le parabole e i miracoli abbiano avuto origine da un particolare ambiente (il Sitz im Leben), una specie di «forma» secondo schemi che si potevano dedurre dal materiale che abbiamo oggi nei Vangeli.

30 IL PENTATEUCO La Torah, i primi cinque libri della Bibbia, gode della massima stima nella comunità ebraica perché descrive l'attività creativa di Dio nel mondo, la nascita del popolo ebreo e il dono della Legge sul monte Sinai. La Torah tradizionalmente si è sempre creduto che sia stata scritta da Mosè stesso. Gli ebrei, infatti, considerano Mosè il loro più grande profeta. Questi stessi libri sono chiamati anche Pentateuco, dal greco per indicare «cinque libri». Genesi: la parola greca genesis e l'equivalente ebraico berešit significano «inizio» o «principio». Originariamente la Genesi era chiamata il Libro della Creazione perché inizia appunto con la descrizione della creazione dell'universo. Contiene inoltre i fatti riguardanti il primo uomo e la prima donna, Noè e il diluvio, e la nascita della nazione ebraica, da Abramo e Sarà a Giuseppe e la sua famiglia in Egitto. Esodo: il secondo libro della Torah, Shemot, che in ebraico significa «nomi», originariamente era chiamato il Libro dell'uscita dall'egitto. Narra la storia della schiavitù del popolo ebraico in Egitto e della liberazione sotto la guida di Mosè e Giosuè. Levitico: il terzo libro della Torah, Va y k ra, che in ebraico significa «egli ha chiamato», originariamente era chiamato la Legge dei Sacerdoti, perché contiene le leggi riguardo ai sacrifici di animali. Il tema principale del libro tuttavia è la santità: il popolo ebraico è esortato ad essere santo perché Dio è santo. Numeri: questo libro, Bemidbar, che in ebraico significa «nel deserto», era chiamato il Quinto dei Raduni, o conteggi, perché tratta di un censimento, una conta degli Ebrei. Descrive inoltre il ruolo speciale assegnato ai leviti, la morte di Aronne e di Miriam, la missione segreta delle spie o esploratori e il profeta Balaam con la sua asina parlante. Deuteronomio: il titolo originale di questo libro era Ripetizione della Torah, poiché in larga misura il libro ripete ciò che è stato detto altrove. I Dieci Comandamenti, ad esempio, sono elencati nell'esodo e ripetuti in forma leggermente diversa nel Deuteronomio. Il libro termina con il discorso d'addio e la benedizione di Mosè in punto di morte.

31 LA COMPOSIZIONE DELLA TORAH Pur senza perdere di vista l'unità d'insieme del Pentateuco, il lettore attento resta sorpreso da alcuni suoi aspetti letterari che tradiscono la complessità della composizione. Quest'attenzione alla diversità di stile e di testimonianze contribuisce a far apparire questi cinque libri come una «somma» in cui le confessioni della fede d'israele si sono fissate ciascuna a modo proprio, lungo il corso dei secoli. Tradizionalmente si è creduto che Mosè fosse l'autore dei cinque libri della Torah, ma ora si sa che non sono stati scritti da un unico autore, ma probabilmente vengono da quattro diverse fonti, e solo successivamente sono stati disposti nella loro forma attuale. Gli studiosi, allora, ritengono molto improbabile che i duplicati del materiale che si trovano nei cinque libri si possano attribuire ad un unico autore. Inoltre, questi duplicati presentano ciascuno una propria terminologia e un proprio stile; ad esempio, a Dio vengono sistematicamente attribuiti nomi diversi. In considerazione di queste evidenti prove gli studiosi sono concordi nel dire che la Torah è un'amalgama di quattro fonti diverse, che si rifanno tutte all'evento dell'esodo di cui parlano, ma che sono state messe per iscritto se non diversi secoli dopo la morte di Mosè e che probabilmente non sono state messe nella forma in cui noi oggi le conosciamo se non verso il 350 a. C. Tutto ciò lascia a intravedere un lungo processo di composizione, che ha portato l'insieme allo stadio in cui venne poi definitivamente fissato. All'origine i santuari, i luoghi di pellegrinaggio hanno potuto costituire i centri attorno ai quali si tramandavano le tradizioni orali di tribù o gruppi di tribù. Là si celebravano i grandi avvenimenti della storia della salvezza: la Pasqua con i ricordi dell'esodo, le capanne con quelli della permanenza nel deserto.

32 I sacerdoti, custodi ed interpreti della legge dell'alleanza, eredi della tradizione mosaica, vegliavano per la difesa e la trasmissione di queste tradizioni particolari che, a poco a poco, si raggrupparono in cicli o insiemistica più vasti a mano a mano che si stringevano i legami fra le tribù. A misura che si irrobustivano questi legami, l'unità religiosa d'israele portava alla formazione di una sintesi più vasta ancora, raccontando tutto il destino di un popolo al servizio del suo Dio. Tradizioni religiose e tradizioni letterarie hanno contribuito così alla formazione del nostro Pentateuco; esse vi hanno lasciato tracce ancora molto visibili grazie alle quali ci si può fare un'idea delle tappe di questa storia e che testimoniano la fedeltà della redazione finale riguardo a queste venerande tradizioni. (Immagine del fiume con affluenti). Esaminiamo allora le quattro fonti, su cui gli studiosi concordano, che hanno contribuito a formare il Pentateuco; ognuna di esse ha apportato proprie prospettive quanto alla storia dell'alleanza e quanto alle sue istituzioni. Esse sono: Sacerdotale (P); Deuteronomista (D); Jahvista (J); Elohista (E).

33 Fonte Sacerdotale (P). La tradizione sacerdotale è così chiamata perché si occupa quasi esclusivamente di liturgia, sacerdozio e pratiche di culto. Il tono è asciutto, freddo e tecnico. Parla della storia d'israele da Adamo in poi, ma in termini di una comunità legata a Dio mediante successive alleanze: con Adamo, con Noè e con Abramo. La tradizione sacerdotale mette l'accento sulla santità di Dio: «Siate santi, perché io, Jahvé vostro Dio, sono santo». Deuteronomista (D). Questa fonte, che si trova quasi esclusivamente nel libro del Deuteronomio, contiene solo legislazione e nessuna storia. Eppure, in un certo senso, la fonte D narra una storia d'amore: Dio ha scelto Israele per puro amore ed Israele deve a sua volta amare Dio osservando la sua Legge. Per osservare fedelmente la Legge, Israele deve amare Dio, amare il prossimo ed amare gli stranieri che si trovano in mezzo al popolo. La disposizione legale maggiormente significativa della fonte D è la restrizione del culto in Israele ad un unico santuario, mentre le fonti J ed È ne ammettono diversi. Questa fonte è stata datata attorno al 700 a. C. Jahvista (J). Questa fonte attribuisce a Dio invariabilmente il nome di «Jahvé». La maggior parte delle storie colorite e drammatiche che si trovano nella Torah vengono dalla fonte J. L'autore vuole dimostrare che Dio è accessibile: Dio è presentato di volta in volte come vasaio, giardiniere, padrone di casa, medico, sarto e giudice. Jahvé non tollera nessun rivale, ma simpatizza con la debolezza umana. L'ottimismo mostrato nei brani attribuiti a questa fonte fa pensare ad una data dei primi tempi della monarchia in Israele, attorno al 950 a. C. Elohista (E). Questa fonte preferisce chiamare Dio «Elohim», un plurale maiestatico e di trascendenza. Quando questo Dio parla con gli esseri umani, come ha scoperto Mosè, la terra stessa diventa santa e sacra. Da principio «Elohim» non poteva essere espresso nel linguaggio umano: quando il nome di Dio è stato rivelato a Mosè per la prima volta è stato espresso con «il Mistero Inaccessibile». Il tono pessimistico che si scorge nella fonte E fa pensare agli antichi profeti del9 e dell'8 secolo a. C. e alle loro lotte con l'interferenza dei culti pagani in Israele. Sulle fonti abbiamo fatto l'esempio dei due racconti di creazione in Genesi.

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