Diabete e Attività Fisica. 1.1 Che cos e il Diabete:

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1 1.1 Che cos e il Diabete: Il Diabete mellito, e un disturbo del metabolismo dei carboidrati caratterizzato da un alto livello di zuccheri nel sangue(iperglicemia) e dalla presenza di zuccheri nelle urine(glicosuria). I soggetti affetti da diabete possono avere fame, sete disuria, oppure possono manifestare complicanze croniche al sistema cardiovascolare(infarto del miocardio ed arteriopatie) o alterazioni della funzione visiva(turbe del distretto vascolare retinico, glaucoma, cataratta) del rene (perdita di proteine con le urine sino all insufficienza renale conclamata) del sistema nervoso(perdita di urine e feci, impotenza sessuale, disturbi della frequenza cardiaca). Il diabete si sviluppa quando il pancreas produce una quantità insufficiente di insulina, oppure quando l utilizzo di insulina da parte delle cellule e inadeguato, con il conseguente innalzamento dei livelli di glucosio ematico(iperglicemia). Si ritiene normale la glicemia fino al valore di 110 mg/dl, i valori compresi fra 110 e 125 definiscono la condizione di alterata glicemia a digiuno (IFG). Valori di glicemia uguali o superiori a 126 mg/dl, sono sufficienti secondo l'american Diabetes Association a porre diagnosi di diabete. La diagnosi di Diabete è certa con un valore = a 200 mg/dl, rilevato in qualunque momento della giornata o due ore dopo un carico di glucosio. Valori di glicemia compresi fra 140 e 200 dopo un carico di glucosio definiscono invece la ridotta tolleranza al glucosio (IGT). IFG ed IGT possono evolvere nel tempo verso un Diabete conclamato. L ereditarietà svolge un ruolo importante nel diabete mellito si rendono quindi di vitale importanza visite mediche e indagini di laboratorio per i soggetti con parenti in famiglia affetti da sindrome metabolica per prevenire lo sviluppo della malattia o per trattarla se presente,riducendo cosi i rischi di complicanze a livello cardiovascolare renale e visivo. Il diabete mellito e una delle cause più frequenti di morte nel mondo occidentale, secondo l Organizzazione Mondiale Pagina 1

2 della Sanita sono circa 171 milioni i soggetti affetti da Diabete Mellito, la prevalenza a livello mondiale e aumentata in maniera preoccupante e si stima che questo trend non subirà modificazioni nel prossimo futuro. 1.2 Classificazione: Tradizionalmente,il diabete mellito e stato classificato in due categorie principali;il diabete di tipo 1 insulino dipendente poiché ai pazienti deve essere somministrata insulina per poter vivere a causa della sua assenza o ridotta attività, il diabete di tipo 2 insulino indipendente nei quali l insulina ha un azione difettosa,tuttavia anche alcuni soggetti affetti da diabete di tipo 2 ricorrono alla somministrazione di insulina. Diabete di tipo 1: E causato dall incapacità del pancreas di produrre una quantità sufficiente di insulina,per una carenza delle cellule β puncreatiche. Rappresenta solo il 5 10% di tutti i casi di diabete. La distruzione delle cellule β e opera del sistema immunitario, per cause genetiche; proprio per questo motivo il diabete di tipo 1 viene classificato tra le malattie autoimmuni. Diabete di tipo 2: In questo tipo di Diabete l insulina risulta inefficacie nel facilitare il trasporto di glucosio alle cellule per via della resistenza all insulina. Questo tipo di diabete rappresenta il 90 95% di tutti i casi di diabete. Il termine resistenza all insulina indica una condizione in cui la risposta biologica indotta da una concentrazione normale di insulina nel sangue e inferiore a quella normale. Ancora oggi l eziologia di questo tipo di diabete non e del tutto chiarita anche se predisposizione genetica e ambiente esercitano un ruolo importante, ma variabili da individuo a individuo. Nel nostro paese la grande maggioranza di questi pazienti e in sovrappeso, anche se meno del 50% di loro e obeso(cioè un BMI 30 Kg/m 2 ). Tipicamente non vi e assoluto bisogno di insulina, tuttavia per brevi periodi o permanentemente in seguito a Pagina 2

3 esaurimento beta cellulare, si rende necessaria le terapia insulinica per il controllo delle alterazioni metaboliche. Il paziente affetto da diabete di tipo 2 e generalmente un soggetto della seconda o terza età. - Il diabete gestazionale A causa dell aumentata liberazione di ormoni iperglicemizzanti di origine placentare e della ridotta utilizzazione muscolare di glucosio la gravidanza deve considerarsi uno stato di ridotta sensibilità insulinica che può dare intolleranza al glucosio e diabete gestazionale. Esso compare nella seconda metà della gravidanza e scompare dopo il parto. - Ridotta tolleranza al glucosio, sono soggetti che hanno glicemia a digiuno normale o dubbia, presentano dopo OGTT alla seconda ora dal carico >200mg% - Test: Carico orale di glucosio: - Glicemia a digiuno >126 - Tra a digiuno non è normale ma neanche diabetico. - Nei 3 giorni prima del test, viene fatta assumere una dieta ricca di carboidrati. La sera prima del test si fa il digiuno. Nel giorno del test si misura la glicemia basale, si assumono 75g di zucchero, 300ml d acqua, si aggiunge una goccia di limone. Vengono fatti prelievi ogni 30 minuti, il test può durare da 3 a 5 ore, il tempo di riferimento è il 120 minuto, se la glicemia è >200 il soggetto è diabetico, se < 140 normale tolleranza ai carboidrati, da ridotta tolleranza ai carboidrati. Pagina 3

4 Il diabete tipo 1: Il diabete tipo 2: - Maggior incidenza tra i giovani, ereditario. - Iniezione obbligatoria di insulina - Soggetto magro - Tendente alla chetosi che provoca: dolori addominali, sonnolenza, vomito. - Non incidenza sullo stile di vita. - Sintomatologia presente - Età d esordio:<35 - Comparsa delle complicanze croniche: parecchi anni dopo l esordio. - Prevalenza: 0,6% - Sistema HLA: correlato - Autoimmunità: presente - Maggior incidenza tra gli anziani, non ereditario. - Non è obbligatoria iniezione di insulina,curato con farmaci e dieta ed attività fisica. - Soggetto obeso - Non tendente alla chetosi - Incidenza sullo stile di vita. - Sintomatologia assente - Età d esordio:>35 - Comparsa delle complicanze croniche: già presenti. - Prevalenza: 3 7% - Sistema HLA: non correlato Autoimmunità: assente Pagina 4

5 1.3 Fattori di rischio: Per quanto riguarda il diabete di tipo 1 sono stati chiamati in causa sia fattori genetici sia fattori ambientali come responsabili del danno iniziale capace di innescare la malattia. Evidente, in questo tipo di diabete, la componente genetica in relazione al grado di parentela con un soggetto diabetico. Fattori genetici e fattori ambientali hanno sicuramente un ruolo anche nell insorgenza del diabete di tipo 2, sebbene con modalità ancora per larga parte non chiarite. Per quanto riguarda le influenze ambientali nel diabete di tipo 2, vanno considerate le abitudini alimentari, sia in senso quantitativo, sia in senso qualitativo, in conseguenza delle modificazioni della dieta tipiche dell urbanizzazione, con il prevalere di alimenti ad alta densità calorica e poveri di fibre. Importante e inoltre la sedentarietà, che favorisce la malattia in modo diretto, causando una ridotta sensibilità periferica all insulina e una riduzione dell utilizzazione di glucosio, in modo indiretto, favorendo l obesità che, ha sua volta costituisce un importante fattore di rischio per il diabete di tipo 2. Possiamo cosi sintetizzare alcuni dei più importanti fattori di rischio per l insorgenza del diabete di tipo 2: Parenti Diabetici(genitori,sorelle o fratelli e figli); Obesità e sovrappeso,ovvero un valore di BMI(indice di massa corporea) 25; Ipertensione arteriosa(valori superiori a 85 per la pressione diastolica e 130 per la sistolica); Valori elevati di trigliceridi( 250 mg/dl); In tutti questi casi e consigliabile consultare un medico per effettuare analisi di laboratorio e visite mediche per la diagnosi della malattia. In ogni caso, al di sopra dei 40 anni è opportuno controllare la glicemia, infatti quanto più Pagina 5

6 precoce è la diagnosi, tanto più efficace è la terapia mirata alla prevenzione delle complicanze croniche legate alla presenza del diabete. 1.4 Epidemiologia del diabete: La patologia diabetica mostra una chiara tendenza, in tutti i paesi industrializzati, a un aumento sia dell incidenza sia della prevalenza. L accresciuta prevalenza nel mondo del diabete tipo due, soprattutto legata all aumento del benessere e allo stile di vita, ha portato l OMS a parlare di vera e propria epidemia. Stime e proiezioni sul periodo indicano la triplicazione a livello mondiale dei casi di diabete mellito tipo 2. Per l'europa Occidentale è stato previsto un aumento dei casi di diabete mellito tipo 2 del 27.5% dal 1994 al 2000 e del 54.9% dal 1994 al Il numero dei diabetici negli Stati Uniti (dove il diabete rappresenta la settima causa di morte) è salito da 1.6 milioni nel 1958 a 8 milioni nel Anche per il diabete tipo 1 molti dati epidemiologici evidenziano un aumento dell incidenza (circa il raddoppio per ogni generazione in taluni casi). Per l'europa occidentale è stato previsto un aumento dei casi di diabete tipo 1 del 18.3% dal 1994 al 2000 e del 36% dal 1994 al Si stima che in Italia vi siano circa 2 milioni di diabetici. E una patologia che comporta un costo sociale molto elevato; si calcola che il 6.7% (circa milioni di euro nel 2004) dell intera spesa sanitaria nazionale sia stato assorbito dalla popolazione diabetica. Inoltre sono oltre , i ricoveri annuali per diabete, principalmente causati dalle complicanze croniche quali ictus, infarto problemi visivi e renali. La crescente dimensione di questi problema e la consapevolezza che un trattamento adeguato possa migliorare la salute del paziente diabetico, hanno indotto l allora Ministro della Salute(Girolamo Sirchia)nel 2004, ad inserire il diabete tre le prime quattro Pagina 6

7 priorità sanitarie su cui concentrare gli sforzi per una prevenzione attiva attuando un accordo con le Regioni per la pratica di un piano di lungo termine basato su quattro obiettivi di cui uno e proprio la prevenzione delle complicanze del diabete (Accordo di Cernobbio del 6/4/2004). 1.5 Insulina: L insulina e un ormone proteico prodotto dalla componente endocrina del pancreas ( Isolotti di Langerhans ). Questo ormone circola libero nel plasma, ha un emivita relativamente breve ( 3 5 minuti ), ed e metabolizzata prevalentemente dal fegato e dal rene. La liberazione in circolo dell insulina è stimolata primariamente dalla concentrazione plasmatica di glucosio(infatti la secrezione aumenta se la concentrazione di glucosio aumenta e viceversa), al quale le cellule β sono particolarmente sensibili. La secrezione dell insulina e potenziata dagli amminoacidi (alanina, arginina e glutamina ) e dai corpi chetonici. L efficacia di questi stimolatori, definiti secondari, dipende tuttavia dalla concentrazione ematica del glucosio, nel senso che la loro azione e bassa in caso di glicemia bassa e viceversa. L insulina agisce a livello epatico stimolando la formazione di glicogeno da glucosio e inibendo la conversione di sostanze diverse dai carboidrati in glucosio( gliconeogenesi ), inoltre esplica uno speciale effetto che promuove la diffusione del glucosio attraverso le membrane cellulari presenti nei tessuti muscolari striato, scheletrico, cardiaco e tessuto adiposo; le conseguenze di tali azioni si traducono in un calo della concentrazione di glucosio nel sangue (effetto ipoglicemizzante). Quando la concentrazione di glucosio nel sangue e relativamente alta, come può verificarsi dopo un pasto, le cellule del pancreas liberano insulina; promuovendo la formazione di glicogeno a livello epatico e il trasporto di glucosio alle cellule muscolari e adipose, l ormone previene l instaurarsi dell Pagina 7

8 iperglicemia. Successivamente, quando la glicemia e bassa, nell intervallo tra i pasti o nel periodo notturno, i livelli di insulina diminuiscono. Con il diminuire della concentrazione di insulina, le cellule muscolari e adiposo assumono quantità di glucosio gradatamente minori e il glucosio che rimane in circolo viene utilizzato, per esempio, dalle cellule nervose che ne hanno continuo bisogno. Vediamo più in dettaglio l azione fisiologica dell ormone, distinguendo tra la regolazione del metabolismo degli zuccheri, dei grassi e delle proteine. Carboidrati (zuccheri): Dopo un pasto contenente carboidrati questi sono assorbiti nel sangue circolante principalmente sotto forma di glucosio, uno zucchero semplice. Con risposta a quest aumento di glucosio nel sangue alcune cellule del pancreas (β cellule) producono l insulina, che permette di utilizzare questo zucchero a livello muscolare e nel tessuto adiposo (grasso) ed il suo immagazzinamento a livello epatico e muscolare. L azione più importante dell insulina è quindi quella di ridurre il glucosio nel sangue (azione ipoglicemizzante). Lo stoccaggio del glucosio a livello del fegato e dei muscoli avviene sotto forma di glicogeno, che è un insieme di molecole di glucosio concatenate tra loro. Il glicogeno è un importante riserva energetica immediatamente disponibile in caso di necessità: nei muscoli, quando occorre energia di pronto impiego, le singole molecole di glucosio sono smontate dalla catena del glicogeno e si rendono disponibili per le cellule muscolari. Durante le ore notturne e nel digiuno, il fegato esegue la stessa operazione, liberando circa 15 grammi di glucosio nel sangue ogni ora. Inoltre le cellule del fegato, con risposta alle esigenze, sintetizzano glucosio partendo anche da altre molecole (amminoacidi), processo che prende il nome di gluconeogenesi. Questa capacità del fegato di liberare, al bisogno, il glucosio nel sangue è importante per il mantenimento di una glicemia normale (glicogenolisi). Pagina 8

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